Capizzi, al via i festeggiamenti del protettore San Giacomo

di Redazione
22/07/2017

La Festa di San Giacomo, protettore di Capizzi, è una delle feste più particolari e antiche della Sicilia. Il culto di San Giacomo, risalente al tempo dei Normanni i quali edificarono l’attuale Santuario di San Giacomo, nei secoli non ha perso vitalità nella comunità nebroidea.

I festeggiamenti prendono avvio il 16 luglio con la novena. Ma, si entra nel clou della festa il 22 luglio. Infatti il 22 luglio si tiene il corteo del “Vessillo Aragonese”. Corteo che ricorda il soggiorno nella cittadina di Pietro II d’Aragona, nel XIV secolo, il quale istituì una “Fiera franca” esente da dazi ed imposte e donò alla Città il “Vessillo” con il suo stemma. I Capitini in segno di gratitudine, ogni anno durante la festa di San Giacomo, portano in solenne processione il Vessillo. La mattina, durante il corteo, le Autorità religiose portano il Vessillo nella cima più alta del paese nebroideo, dove sorgeva il Castello e oggi sono presenti i ruderi, lì viene fissano. Nel pomeriggio, dopo la novena, le Autorità civili riconsegnano a quelle religiose il Vessillo, che verrà portato presso la Chiesa di San Giacomo. Qui verrà issato sul campanile del Santuario, dove sventolerà per tutto il periodo dei festeggiamenti.

La giornata del 23 luglio è scandita dalla novena. Il 24 luglio, invece, si svolge la Processione delle Reliquie. Le reliquie dei Santi presenti nella cittadina, San Nicola, Sant’Antonio da Padova, Sant’Antonio Abate, Santa Lucia, San Sebastiano, San Bartolomeo, San Giovanni Battista, Legno Sacro della Croce e San Giacomo, vengono portate in processione. Capizzi, di tutte le città siciliane in cui è presente il culto di San Giacomo, è quella che possiede la Reliquia più antica del Santo, si tratta della giuntura di un dito documentata nel 1425.
L’alba del 25 luglio segna l’inizio di due giorni intensi e molto sentiti per l’intera comunità capitina. Intorno alle 4 del mattino numerosi fedeli scalzi compiono “U viaggiu”; in onore di San Giacomo percorrono le vie del paese, facendo lo stesso percorso che l’indomani verrà fatto dal Santo portato in processione. Questo è uno dei momenti più intimi per i devoti che con questo pellegrinaggio chiedono al loro Protettore le grazie o lo scioglimento dei voti.

Il 26 luglio è festa grande a Capizzi. Non c’è capino che non senta l’aria di festa, è una giornata solenne dove tutti si stringono intorno a San Giacomo. Chi è lontano da Capizzi fa di tutto per essere presente il 26 luglio. Esserci è come un “dovere”. Esserci è l’emozione di poter omaggiare San Giacomo. Esserci è sentirsi parte della comunità capitina, che si raccoglie tutta intorno al “suo” Giacomo. Esserci è celebrare San Giacomo aprendosi agli altri, dando prova di quell’ospitalità e allegria che contraddistingue, da sempre, i capitini.

Nella mattinata, alle 11, c’è la solenne celebrazione della messa, presso la Chiesa di San Giacomo. Subito dopo, iniziano i preparativi della Chiesa per l’imminente festa. Dall’oratorio della confraternita della Buona Morte viene portano il fercolo e collocato in Chiesa. Nel pomeriggio viene sistemata la statua del Santo sul fercolo e inizia il rituale delle prove di assestamento, i portatori compiono dei movimenti, avanti e indietro per la chiesa, in modo da avere la certezza che la statua sia stata posizionata correttamente.

Alle 18.30, il suono a festa delle campane da il via alla processione che percorre le vie del paese. Il Santo è sorretto a spalla dai devoti, in camicia bianca con al collo il fazzoletto rosso recante l’immagine di San Giacomo. Il momento più suggestivo della festa è quando il Santo raggiunge piazza dei Miracoli. Qui avvengono, appunto, i tradizionali “Miracoli”, che consistono nell’abbattere con le travi, dove poggia la “Vara”, il muro di un’antica casa. Secondo l’interpretazione più attendibile la casa rappresenterebbe il simbolo del paganesimo. Infatti, si crede che, “prima del cristianesimo quell’antica casa era un tempietto dedicato a un Dio pagano, quando il popolo capitino si convertì al cristianesimo e scelse come Protettore San Giacomo, durante la sua festa si pensò di distruggere simbolicamente quel tempietto pagano, abbattendolo con il fercolo di San Giacomo”. Questo episodio viene ripetuto ogni anno, come rito sacro, come un “Miracolo”; divenendo parte della tradizione capitina. Al rito viene attribuito il significato mistico de “il bene che trionfa sul male”.

La processione si conclude a tarda sera, con lo sparo dei fuochi d’artificio e il rientro della statua nel suo Santuario. Il fercolo tornato in Chiesa è carico di offerte che lungo il tragitto i fedeli hanno fatto al loro Santo protettore. Particola e ricca di significato l’offerta delle provole, che gli allevatori fanno al Santo. Nelle settimana che precedono la festa, le abili mani di questi uomini creano e plasmato la pasta per ottenere quel formaggio che svetterà sulla Vara del Protettore, simbolo di tanto sacrificio e devozione.

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