Galati, Baglio nomina la “nuova” giunta e “salta” il Consiglio Comunale

di Carla Lopes
26/09/2018

Il sindaco di Galati Mamertino, Nino Baglio, dopo l’azzeramento della Giunta Municipale, disposta dallo stesso circa una settimana fa, con provvedimento che riporta la data di ieri, nomina il nuovo Esecutivo. Nuovo per modo di dire. Rinominati gli assessori ai quali era stata rimessa la delega, Vincenzo Amadore e Andrea Carcione, per i quali, sulla loro re-designazione, noi, eravamo più che sicuri; disposti a scommetterci anche un rene. Anzi tutti e due.

La novità, ma anche l’inaspettata sorpresa, è stata la nomina della quota rosa, Lorena Barone, la giovane consigliera di San Basilio, alla quale però, secondo indiscrezioni, in cambio sarebbe stato chiesto di dimettersi dal Consiglio Comunale. Compromesso accettato dalla trentunenne futura mamma, anche se le sue dimissioni non sono ancora state rese ufficiali. Dimissioni che, assieme a quelle presentate dall’altra consigliera Flavia Truglio, formalizzate dalla stessa nella sua pagina Facebook, con tanto di conferma di fiducia al Sindaco, determinerebbero, qualora venissero confermate, la decaduta del Consiglio Comunale.

Una pura casualità? Fortuito intreccio di circostanze? No…! Strategia. Una strategia scientemente pianificata che ha come obiettivo quello sbarazzarsi del Consiglio Comunale. Di chi, in buona sostanza, è stato incaricato dagli elettori di controllare l’operato dell’Amministrazione. Un piano pensato per liberarsi di chi dovrebbe verificare che le azioni degli amministratori siano improntate nella massima correttezza, sia attraverso la verifica degli atti, sia con un controllo diretto sul territorio. Noi l’avevamo intuito e, in tempi non sospetti, dichiarato nell’articolo apparso su Nebrodi News lo scorso 24 agosto.

Ad amministrare Galati Mamertino, nel caso in cui venisse convalidata la decaduta del Consiglio Comunale, sarà solo l’organo di governo, sindaco e assessori, nell’assoluta libertà di fare, e sfare, ciò che gli pare e piace. Esattamente come facevano i potestà, tra il 1926 e il 1945, durante l’epoca fascista, quando gli organi democratici dei comuni furono soppressi e tutte le funzioni furono trasferite all’organo monocratico capo indiscusso del governo del comune.

 

 

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