Ad Alcara Li Fusi torna la Festa del Muzzuni

di Carla Lopes
11/06/2018

La Festa del Muzzuni torna ad Alcara Li Fusi. Anche quest’anno, nel piccolo borgo nebroideo, si festeggia, dal 23 al 24 giugno, il rito pagano che mostra i tratti distintivi di riti risalenti alla civiltà ellenica, retaggio di un antico rito legato al mondo contadino. Il rito propiziatorio alla fertilità della terra è anche un inno alla natura, all’amore e alla giovinezza. La Festa del Muzzuni di Alcara Li Fusi è la festa popolare più antica d’Italia. Un imperdibile weekend tra cibo e feste, natura e cultura con tanti appuntamenti, escursioni, visite guidate e la rassegna di canti popolari.

La festa coincideva con il Solstizio d’Estate e originariamente veniva celebrata il 21 giugno. Con l’avvento del Cristianesimo venne spostata al 24 giugno, giorno dedicato a San Giovanni Battista, martire decapitato. Da allora elementi pagani e cristiani si mescolano in questo rito che si ripete da secoli.

Il termine Muzzuni fa riferimento, probabilmente, alla brocca priva di collo (mozzata), o al grano che viene falciato e raccolto in fascioni (mazzuna) e, dal punto di vista religioso, a San Giovanni decollato (con la testa mozzata). Nella cittadina, questo rito propiziatorio è sopravvissuto fino ai giorni nostri evidenziando la sua vera origine greca e profana. Per comprendere il significato e la simbologia della festa del Muzzuni, si deve fare riferimento agli antichi popoli degli Stati Minori della Grecia ed alla stessa storia di Alcara.

La festa si svolge durante tutta la notte del 24 giugno. All’imbrunire inizia la fase preparatoria della festa le cui protagoniste sono esclusivamente donne. Gli angoli più caratteristici del paese vengono preparati per accogliere gli altarini su quali verrà posto u Muzzuni. Attorno ad essi, sulle pareti, sui balconi e sulla strada, vengono stese le “pizzare”: tipici tappeti tessuti con l’antico telaio a pedale utilizzando ritagli di stoffa. Sulle “pizzare”, disposte intorno ed ai piedi dell’altarino, vengono poggiati i piatti con “i Laureddi” (steli di grano fatto germogliare al buio), spighe ed umili oggetti del mondo contadino.

Terminata questa fase, le donne rientrano in casa per preparare u Muzzuni. Esso è costruito da una brocca dal collo mozzo rivestita da un foulard di seta e adorna di ori appartenenti alle famiglie del quartiere. Dalla sommità della brocca fuoriescono steli di orzo e grano fatti germogliare al buio, lavanda, spighe di grano già maturato e dei garofani.

Completato l’allestimento del Muzzuni, una giovinetta del quartiere, simboleggiante le antiche sacerdotesse pagane, lo porta fuori e lo colloca sull’altrare già pronto. Si entra così, nel vero e proprio clima della festa: ogni quartiere che ospita il Muzzuni viene animato con musiche e canti popolari.

In particolare, i Cantori intrecciano Chianote e Ruggere canti polifonici che hanno come tema la vita contadina e sopratutto l’amore. Sono duetti scherzosi uomo-donna, canti di corteggiamento e d’amore, a volte non corrisposto. Ancora oggi davanti al Muzzuni si rinnova il Rito del Companatico, mediante il quale si rafforzano vecchie amicizie e se ne intrecciano di nuove. I due che vogliono suggellare l’amicizia si scambiano i confetti, a Cunfetta.

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