Si torna a parlare dell’inchiesta Alastra e di uno dei principali protagonisti, ritenuto partecipe della famiglia mafiosa di San Mauro Castelverde, uomo fidato di Giuseppe e Domenico Farinella, nell’operazione denominata in codice “Social Bamba”, sovrintesa dalla Direzione Distrettuale Antimafia che ha portato all’arresto di sei persone ritenute a vario titolo responsabili con l’accusa di rapina in concorso, aggravata dal metodo e dalle modalità mafiose, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione e rapina.
Parliamo di Giuseppe Scialabba, attualmente detenuto nel carcere di Pagliarelli a Palermo, condannato all’esito di giudizio abbreviato nel processo Alastra, alla pena di 16 anni di reclusione (in primo grado), in quanto riconosciuto colpevole di una serie di estorsioni aggravata dal metodo mafioso. Nel procedimento a carico di Giuseppe Scialabba, le cui operazioni sono state eseguite questa notte, viene rilevato come lo Scialabba, insieme al fratello Mauro, e il padre Giovanni, avrebbero commesso in concorso una rapina di farmaci veterinari ai danni di un rappresentante, tale Davide Spitaleri, il 23 aprile 2020 a San Mauro Castelverde.
Gli Scialabba, secondo quanto descritto nell’ordinanza di misura cautelare, hanno aggredito e poi schiaffeggiato, e minacciato con un bastone, il rappresentate rubandogli i farmaci che lo stesso vendeva professionalmente. Giuseppe Scialabba “schiaffeggiava ripetutamente lo Spitaleri e pronunciava la seguente frase: “Tu non lo sai chi siamo noi a San Mauro. Vedi che non devi permetterti più di passare ne da San Mauro ne da Finale di Pollina. Ora prendi la tua macchina e te ne vai”. Contestualmente il fratello Mauro apriva gli sportelli posteriori del veicolo, una Golf, dello Spitaleri e si impossessava delle confezioni dei farmaci animali, mentre il padre Giovanni brandiva un bastone dicendo: “Se fai resistenza vedi che c’è”.
Nell’ordine dell’applicazione della misura cautelare, della custodia in carcere nei confronti anche di Mauro e Giovanni Scialabba, il GIP, dott.ssa Claudia Rosini, rileva come l’aggressione sia stata commessa con modalità mafiose al fine di agevolare il sodalizio denominato Cosa Nostra, condotta aggravata dall’aver agito in più persone, riunite, e con la partecipazione di almeno due, appartenenti al sodalizio mafioso (Giuseppe Scilabba e Giovanni Scialabba), con la recidiva reiterata specifica e infraquinquennale per quest’ultimo.
Agli altri tre indagati (Francesco Paolo La Rocca, Paolo Giacalone e Alessio Lo Giudice) si contestano invece diversi episodi di spaccio di cocaina e di altro stupefacente. Le fonti indiziarie sono costituite dagli esiti di attività di intercettazione telefonica e ambientale, effettuate dal Nucleo Investigativo di Palermo, congiuntamente alle Compagnie di Cefalù e Petralia Sottana, “del tutto limpide e chiare, che non hanno posto alcun problema – si legge nell’ordinanza – ne in ordine all’identificazione degli autori ne in ordine all’intercettazione del loro contenuto”.