C’erano tantissimi agricoltori e allevatori titolari di aziende ricadenti nel territorio dei Nebrodi, stamattina a manifestare ad Enna, nel giorno della mobilitazione nazionale degli agricoltori. Una mobilitazione che ha interessato tutta la Sicilia dove si sono registrate manifestazioni anche a Palermo, Marianopoli (CL) e Sciacca (AG) che si muove sulla scia di quanto sta avvenendo in Francia e in Germania e che è iniziata con i presidi di Bolognetta e Poggioreale. Prime scintille a cui è seguita una riunione a ranghi compatti tenuta ad Enna. I manifestanti hanno serrato i ranghi al grido di “La Sicilia alza la voce”. Slogan mostrato durante la marcia tenuta questo weekend sulla strada statale Palermo-Sciacca, nel tratto compreso nel territorio di Poggioreale. Circa un centinaio i mezzi (trattori in particolare) che hanno marciato a velocità ridotta sullo scorrimento veloce.
Ad Enna una delegazione di 6 agricoltori e stata ricevuta negli uffici della Prefettura dove è stata consegnata una nota da far recapitare la stessa al Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni e al Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. Di seguito il documento integrale consegnato nelle mani del Prefetto con l’elenco delle criticità denunciate dagli agricoltori e la piattaforma di lotta e rivendicazione.
“Gentile Prefetto, ci rivolgiamo a lei in queste giornate di dissenso, per manifestare a S.E. il profondo disagio di centinaia di migliaia di agricoltori ed allevatori che producono materie prime e cibo per gli abitanti della nostra Isola e non solo. Vogliamo rivolgerci a Lei, come primo interlocutore di questi giorni, dopo l’Assemblea del 17 gennaio 2024, facendo appello alla sua mansione più alta, quella di rappresentante dello stato e a quella più delicata quale mediatore sociale.
Per meglio esprimere la nostra condizione di disagio, ci rivolgiamo a Lei riprendendo le note delle politiche agrarie del Documento di Taormina, stilato in una riunione informale tra i ministri dell’Agricoltura europei, tenutasi in una delle nostre città più emblematiche del turismo internazionale nel settembre del 2003, mentre l’Italia aveva la Presidenza dell’Unione Europea.
Abbiamo voluto riprendere queste note perché l’Italia si è sempre mostrata sensibile alle questioni riguardanti lo crescita dei paesi in via di sviluppo e che proprio in quegli anni sperimentava, essa stessa, una marginalizzazione del suo sistema agricolo durante la costituzione e lo sviluppo dell’UE.
In questo famoso Documento di Taormina vennero evidenziati i livelli diseguali di sviluppo, proponendo nuove forme di cooperazione per superare le diseguaglianze. Nel suo complesso il Documento di Taormina riflette le preoccupazioni odierne della società e della civiltà rurale a cui noi ci sentiamo di appartenere: salute pubblica, sicurezza alimentare, occupazione, livelli di reddito e prospettive per le fasce emarginate della popolazione, equilibrio sociale, sostenibilità ambientale e attrazione per il contesto rurale.
In sintesi, il documento rivendica all’agricoltura un ruolo di trait d’union tra società e natura che non può ridursi alla mera fornitura di prodotti alimentari. E’ quindi diritto e dovere di ogni paese difendere tale ruolo.
In quegli anni divenne chiaro che era necessario “delineare politiche convincenti per lo sviluppo sostenibile delle aree rurali allo scopo di garantire alla popolazione rurale una qualità di vita soddisfacente solo sulla base di un insieme di valori solidi e ampiamente condivisi che sottendano i diversi obiettivi e le finalità che caratterizzano le politiche agrarie e le relative misure accompagnatorie sia negli Stati membri dell’Ue sia nei paesi in via di sviluppo.”
Uno dei valori del documento di Taormina, che sicuramente risuonerà anche tra le sue corde è che “la responsabilità di ciascun paese (è quella) di creare, mantenere e difendere la propria agricoltura ed, al tempo stesso, la possibilità per i cittadini attivamente impegnati in agricoltura di ottenere un reddito decente. Tale diritto si fonda sul bisogno di sicurezza alimentare, sopratutto in tempi avversi”
E il documento ancora continua “E’ responsabilità nazionale (e talvolta sovranazionale) di creare le condizioni necessarie per la generazione di livelli di reddito accettabili in agricoltura e per la crescita e lo sviluppo continuo delle attività agricole. Ciò implica la necessità di costruire strutture di supporto istituzionali adeguate ed efficienti.”
Noi agricoltori ed allevatori abbiamo assistito all’erosione di questi valori sopracitati e, noi, essendo continuamente alla ricerca di essi durante lo svolgimento del nostro compito di produttori di cibo a servizio di una società da alimentare abbiamo ritenuto presentare a S.E. una serie di punti che, ad un governo nazionale e regionale, spetterebbe creare e difendere per la protezione della Sovranità Alimentare e di tutti coloro che ogni giorno si adoperano nel salvaguardarla.
Consideri questa sovrabbondanza di argomenti, come la base minima ed essenziale di partenza per iniziare un processo di rinascita più complesso e ridestare nella nostra Isola le innumerevoli energie che la resero “chiantata e forti” al centro del Mediterraneo, per creare un Bene che ancora non c’è. Con rispetto. Gli agricoltori ed allevatori siciliani”