Il tribunale Misure di Prevenzione di Messina ha rigettato la richiesta depositata il 31.3.21 dalla Procura della Repubblica di Messina -Direzione Distrettuale Antimafia– con la quale si chiedeva il sequestro ai fini della successiva confisca dei beni direttamente o indirettamente riconducibili ad un imprenditore dei Nebrodi e precisamente quote societarie di una cava e di una società di costruzioni, un fondo adibito ad agrumeto, immobile in corso di costruzione, dodici autocarri trasporto merci e motrici stradali, di una impresa individuale intestata ad un familiare oltre alle quote di partecipazione di una società operante nel settore di costruzioni di edifici residenziali, due autoveicoli e 8 rapporti bancari, finanziari e polizze.
Il Tribunale nel proprio decreto, sentita anche la linea difensiva dell’avv. Benedetto Ricciardi legale dell’imprenditore, non ha ravvisato e quindi facendo cadere gli indizi di appartenenza del proposto all’associazione mafiosa, nonostante il Pubblico Ministero della Direzione Distrettuale Antimafia in udienza durante la requisitoria concludeva per la confisca di tutti i beni, ribadendo a sostegno della richiesta di confisca la pluralità di procedimenti penali (mare nostrum, operazione Montagna, operazione Batania, operazione Mandamento per tentata estorsione alla Globalfer spa) a cui era stato sottoposto l’imprenditore negli anni passati, anche se era stato assolto, ma sussisteva a parere del P.M. la contiguità del proposto con diversi elementi della criminalità organizzata operante nel territorio della provincia di Messina, evidenziando la condotta di “vicinanza funzionale” dello stesso dapprima alla famiglia mafiosa mistrettese e poi a quella dei batanesi.
A fondamento della richiesta di confisca dei beni si faceva riferimento anche alle dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia tra i quali anche Barbagiovanni Carmelo, Marino Gammazza Giuseppe e Costanzo Zammataro Salvatore i quali sono stati sentiti nel corso del presente procedimento confermando la vicinanza dell’imprenditore alla congrega mafiosa, ma la genericità delle loro dichiarazioni non hanno fatto emergere una condotta di partecipazione all’associazione mafiosa tenuta dall’imprenditore. Per tali ragioni, l’avv. Benedetto Ricciardi concludeva per il rigetto della richiesta di confisca dei beni, facendo rilevare che non emergevano dal compendio posto sostegno della proposta indici fattuali di pericolosità qualificata a carico del propio assistito. Il Tribunale accogliendo tali tesi, ha emesso il decreto con il quale rigettava la richiesta di confisca del beni direttamente ed indirettamente riconducibili all’imprenditore.