Calunnia nei confronti di un poliziotto: due rinviati a giudizio
Il Giudice per le Udienze Preliminari del Tribunale di Enna, nell’udienza dello scorso 6 luglio, ha rinviato a giudizio due soggetti, un 33enne residente a Cerami e di un 37enne residente a Troina accusati, entrambi, di calunnia aggravata per aver incolpato un Assistente Capo della Polizia di Stato, in servizio presso il distaccamento della Stradale di Nicosia, nell’adempimento delle proprie funzioni, di reati inesistenti, pur sapendolo innocente.
Dopo anni di indagini coordinate dal dott. Massimo Palmeri, della Procura della Repubblica di Enna, atte a ricostruire i fatti, il G.U.P. sentito il pubblico ministero esporre sinteticamente i risultati delle indagini preliminari e gli elementi di prova che giustificano la richiesta di rinvio a giudizio dei due indagati, ha deciso di rinviare a giudizio i soggetti, fissando la prima udienza del processo il prossimo 23 febbraio.
I fatti risalgono al 2016 quando gli indagati, con due separati esposti a loro rispettiva firma, uno a poca distanza dell’altro, accusarono, falsamente, un Assistente Capo in forza alla stradale, sotto le direttive dall’ispettore Cosimo Greco del Distaccamento Polizia Stradale Nicosia, soprinteso dal commissario capo Giovanni Martino, comandante della Sezione Polizia Stradale Enna, di una serie di illeciti nei confronti di entrambi i ricorrenti, perpetrati nel corso di accertamenti nel bel mezzo di un posto di controllo. Accuse pretestuose, come risulterà in seguito dal decreto di archiviazione emesso dal Tribunale di Enna, ma che, inevitabilmente, diedero il via ad un’indagine finalizzata ad accertare quanto fosse successo.
L’indagine sull’agente della Squadra Mobile che la competente Procura aveva inizialmente delegato alla Polizia, per evitare contaminazioni, viene affidata anche ai Carabinieri. Intanto l’Assistente Capo viene sospeso ogni tipo di controllo sulla famiglia di entrambi, nota negli ambienti investigativi per essere dedita al malaffare. Nessuno della Stradale, per soggezione o probabilmente per via di qualche indicazione imposta da organi superiori, si permetteva più di fermare e controllare nessuno. L’obiettivo della famiglia era stato raggiunto con risultati più che soddisfacenti.
Dopo due anni di meticolose ed estenuanti indagini, di Carabinieri e Polizia, brillantemente coordinate dal procuratore della Procura di Enna Massimo Palmeri, sembrerebbe emergere un progetto criminale. Accusando e diffamando l’agente di Polizia, si legge nelle risultanze investigative, la famiglia mafiosa era riuscita in una premeditata pianificazione: quella di bloccare l’attività e l’azione di contrasto al crimine e al malaffare di un intero reparto che per i 2 anni successivi agli esposti, contestualmente all’avvio delle indagini, è rimasto a “guardare”.