La Corte d’Appello di Messina ha rideterminato la pena ad un anno e quattro mesi di reclusione per un 50enne che in primo grado, il 24 maggio 2021, era stato condannato dal giudice monocratico del Tribunale di Patti, dopo il rito abbreviato, a due anni di reclusione ed il risarcimento danni alle parti civili costituite in giudizio perché imputato di incendio e violenza a pubblico ufficiale.
L’uomo, il 31 dicembre 2018, avrebbe dato alle fiamme l’auto di proprietà della moglie dell’ex comandante della Stazione Carabinieri di Galati Mamertino, maresciallo Roberto Belviso. La vettura, parcheggiata sotto casa della famiglia a Rocca di Capri Leone, andò distrutta. Secondo l’accusa l’uomo avrebbe appiccato il fuoco a scopo intimidatorio verso il militare, oggi in servizio presso altra sede, che lo aveva multato nel corso di attività di controllo sul territorio.
I giudici messinesi, nel verdetto emesso il 30 settembre scorso, accogliendo la tesi della difesa, rappresentata dell’avvocato Nunziatina Armeli, hanno assolto il 50enne perché il fatto non sussiste dal reato di violenza a pubblico ufficiale e la restituzione dell’auto all’imputato ma non hanno concesso le attenuanti generiche, ritenendo che, per quanto l’imputato avesse confessato, tutti gli elementi raccolti prima della sua confessione, provavano già la sua colpevolezza. L’uomo è stato condannato anche al risarcimento dei danni alle parti civili costituite in giudizio. L’avvocato Armeli valuterà ora se proporre ricorso alla Corte di Cassazione per violazione di legge, vista la mancata concessione delle attenuanti generiche, verificata la spontanea e ampia confessione resa dall’imputato nell’immediatezza dei fatti.