Casinò a Taormina: chi lo promuove e chi no
Il tema dell’apertura di un casinò a Taormina non invecchia mai e periodicamente ritorna protagonista delle cronache, sia che si tratti di posizioni a sostegno del progetto o di voci contrarie all’idea. Il mercato del gioco d’azzardo è il terzo settore economico in Italia. Che si tratti di giocare nei casinò a distanza che offrono un numero infinito di opzioni di scommessa e generosi bonus casino, o di approfittare di opportunità di intrattenimento più tradizionali, gli italiani hanno sicuramente dimostrato di essere appassionati di azzardo.
Da gennaio ad agosto di quest’anno, i quattro casinò tradizionali italiani hanno raccolto un totale di quasi 178 milioni di euro, di cui circa 114,7 milioni spesi solo nelle slot machine. Nei casinò e nelle sale poker online, i primi sette mesi dell’anno hanno registrato una spesa totale di 491 milioni di euro, che rappresentano una crescita del 21,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
È chiaro che, davanti a queste cifre di questa rilevanza, il gioco d’azzardo possa essere visto come il settore a cui rivolgersi per risollevare l’economia di una parte del territorio ed in particolare per aumentare i flussi turistici nei periodi di bassa stagione. Non tutti però sono d’accordo con questa posizione, è il caso ad esempio di Italo Mennella, il presidente dell’Associazione Albergatori di Taormina.
Parlando della stagione turistica 2018 che si sta concludendo, Mennella ha affermato che il bilancio è assolutamente positivo e anche per settembre sono previste un buon numero di prenotazioni, tuttavia sia la Perla dello Ionio che l’intera Regione non stanno sfruttando a pieno le loro potenzialità. Il presidente ha aggiunto che, se si vuole puntare ad una crescita, è necessario anche trovare una soluzione a problemi come il traffico, la pessima qualità delle strade e la gestione dei rifiuti.
Pensando al futuro e ad un piano per il futuro del turismo in Sicilia, Mennella non è convinto che la riapertura del casinò di Taormina possa davvero essere una leva efficace per dare maggiore impulso al turismo. Nella sua visione infatti, la sala da gioco attirerebbe gli stessi turisti di 30 o 40 anni fa, dalle regioni adiacenti, e non sarebbe invece la risposta adeguata alle dinamiche e ai tempi del turismo attuale.
Il presidente dell’Associazione Albergatori vede invece maggiori opportunità nella futura gestione del PalaCongressi che, partendo da un cambio di denominazione – suggerito il nome di PalaTaormina – potrebbe essere una struttura da dedicare ad iniziative di intrattenimento di diverso tipo, come teatro, opera, cabaret, ed altre manifestazioni in grado di prolungare di almeno due mesi la stagione turistica.
Rispetto al casinò, molto diversa era stata la posizione espressa dall’assessore regionale all’Economia. Durante i lavori dell’Assemblea Regionale Siciliana, Gaetano Armao aveva infatti riproposto il progetto dell’apertura di una sala da gioco tradizionale nella Regione. Guardando ai flussi turistici della vicina isola di Malta, l’assessore aveva sottolineato la grande capacità attrattiva di una sala da gioco tradizionale e ne aveva quindi promosso l’apertura come risorsa in grado di mantenere alto il livello delle prenotazioni, soprattutto al di fuori dell’alta stagione.