Castel di Lucio, la passione argentina e il chiacchiericcio inopportuno
La canzone “Bocca di Rosa”, scritta dal cantautore Fabrizio De Andre nel lontano 1967, racconta la vicenda di una forestiera soprannominata, appunto, Bocca di Rosa che, arrivata nel tranquillo paesino di Sant’Ilario Ligure, oggi quartiere del comune di Genova, con il suo comportamento passionale e libertino, ne sconvolge la quiete, seducendo parecchi uomini con i quali intraprende relazioni amorose. «C’è chi l’amore lo fa per noia, chi se lo sceglie per professione, Bocca di Rosa né l’uno né l’altro, lei lo faceva per passione». Probabilmente con la stessa passione di Bocca di Rosa si è lasciata trasportare anche la giovane ragazza argentina che, giunta nel piccolo paese di Castel di Lucio, per ottenere la cittadinanza secondo il criterio iure sanguinis, previsto per i discendenti di cittadini italiani, si è, da persona libera, concessa qualche innocente relazione dalla quale, pare, sia rimasta incinta.
La giovane, quando scopre di vivere uno stato di gravidanza, legittimamente, cerca di capire con quale amante sia capitato il concepimento non voluto, che rischia all’improvviso di mandare in fumo i progetti della stessa, e, non sapendo cosa fare e come muoversi, si rivolge all’Autorità costituita locale facendo i nomi di due spasimanti con i quali sostiene di aver avuto rapporti. Il fatto che la ragazza chiede aiuto ai «quattro gendarmi con i pennacchi e con le armi» diventa subito noto e «come una freccia dall’arco scocca, vola veloce di bocca in bocca».
Nel piccolo centro del messinese, di appena 1200 anime, la vicenda diventata l’argomento di gossip più chiacchierato e la “stravagante” ragazza argentina diventa il personaggio del momento. La storia, come accade in questi casi, si gonfia, gli attori protagonisti aumentano, i fatti vengono stravolti, esagerati fino a far diventare la storia nuova e differente, sempre più incredibile; avvincente, pazzesca e appassionante, come le serie televisive su Netflix.
Nel piccolo paese non ci sono giornali, a parte nei sodalizi. Non servono. C’è chi raccoglie le notizie nella piazza e poi le porta in giro in qualche negozio, dal barbiere, di bar in bar, di strada in strada o addirittura di casa in casa. “Hai saputo cosa è successo: pare che l’argentina abbia avuto relazioni con 10 persone”. – “Dieci? A me hanno detto che è andata a letto con 15 persone, tra cui il marito di questa e con il marito di quella”. – “Vergogne…!”
Dai i due dichiarati, i presunti “padri” amanti diventano 15, in giro circolano voci assurde su una ragazza perbene e nomi di persone ignari protagonisti e la principale attrice della nostra storia, come Bocca di Rosa, va via dal piccolo paesino, segnata un’esperienza negativa che non avrebbe di certo voluto vivere.
Le notizie, nei piccoli centri, passano così. Quando tutto è così piccolo, ogni minuscola notiziola o ogni possibile fatto diventa materiale buono per il chiacchiericcio perché, tutto sommato, è proprio il chiacchiericcio a creare quella passeggera complicità tra le persone, non direttamente interessate dalla vicenda. Nei paesi piccoli serve poco per edificare grandi storie. Serve poco per far parlare di sé. Basta fare qualcosa o, molto più semplicemente, dire di averla fatta. Non importa che sia vero: il pettegolezzo inizierà il suo corso e continuerà a muoversi a seconda della spinta iniziale, dell’interessamento della gente, dal coinvolgimento e della partecipazione. In questo flusso nessuno può rifiutarti di entrarci, o dire di non esserci mai entrato. Bisogna però saperci entrare e rimanerci in maniera cauta, perché alla fine si parla e si sparla di persone. “Il chiacchiericcio – afferma Papa Francesco – è un’arma letale che uccide l’amore, la società, la fraternità”