Cesarò, minacciava allevatori dei Nebrodi: eseguita l’ordinanza di carcerazione
Furti, atti di vandalismo, danneggiamenti, fino all’uccisione di animali, come un maiale con il cui sangue sono vergate scritte di minacce, e la promessa della morte violenta. È l’escalation del gruppo legato a Cosa nostra di Catania, secondo l’inchiesta della Dda della Procura etna, nell’aggressione a tre proprietari terrieri dei Nebrodi per costringerli a vendere le loro terre, 120 ettari di bosco del Parco in territorio di Cesarò. Minacce che hanno portato, nell’odierna mattinata, all’esecuzione di una ordinanza di carcerazione nei confronti di un 50enne di Cesarò, Triscari Giacucco Carmelo, cognato dell’ergastolano Pippo Pruiti, eseguita Carabinieri del Comando Compagnia di Santo Stefanio di Camastra coordinati dal capitano Adolfo Donatiello, che hanno tradotto l’uomo presso il carcere di Ragusa
Triscari, nel febbraio 2017, insieme ad altri nove indagati, a seguito delle indagini condotte dall’allora Nucleo Operativo della Compagnia di Santo Stefano di Camastra, era stato raggiunto da un fermo eseguito da carabinieri del Ros di Catania e del comando provinciale di Messina, che sono stati trasformati in ordinanza di custodia cautelare in carcere. Al centro dell’inchiesta il tentativo di aggirare il «Protocollo Antoci» acquisendo terreni da privati, e non da Enti pubblici, perché non sono sottoposti all’obbligo di presentare certificazione antimafia per ottenere fondi europei. Il gruppo – emerse dalle indagini – aveva versato una caparra di 200 mila euro per acquistare un terreno, promettendo il versamento complessivo di 400mila euro, che avrebbero fruttato 50mila euro l’anno di Fondi Ue per l’agricoltura.