La nuova indagine sulla mafia dei pascoli con 37 indagati si è avvalsa anche delle dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia, che facevano parte del gruppo mafioso dei Batanesi. Questo ha consentito di ricostruire la “nuova” esistenza di un’associazione denominata ancora una volta “famiglia tortoriciana” composta dall’articolazione del gruppo dei Bontempo Scavo e del gruppo dei Batanesi, che ancora una volta si è concentrata tra l’altro su estorsioni e truffe aggravate in agricoltura a danno dell’Unione Europea e dell’Agea.
Accanto a questo i gruppi hanno intensificato il ramo-stupefacenti. E’ contestata dall’accusa infatti l’esistenza di un’associazione dedita alla coltivazione, all’acquisto, alla detenzione, e al commercio di sostanza stupefacente, che è stata operativa sul versante tirrenico della Provincia di Messina, tra Tortorici, Sinagra, Capo d’Orlando e Rocca di Capri Leone. Un gruppo collegato alla famiglia dei Bontempo Scavo e al gruppo dei Batanesi.
Anche questa volta è emerso un quadro inquietante. Parecchie sono le truffe ai danni dell’Agea realizzate sia da appartenenti al gruppo dei Batanesi che a quello dei Bontempo Scavo. Hanno orientato ancora una volta la propria attività verso la percezione con modalità fraudolente di contributi comunitari, garantendosi, in tal modo, un canale di finanziamento estremamente redditizio.
Agli atti ci sono anche alcune estorsioni, per esempio quella ai danni di un’impresa calabrese impegnata nei lavori di realizzazione del metanodotto nel fiume tra Mistretta e Santo Stefano di Camastra, che sarebbe stata costretta a consegnare la somma di 4mila euro per le “feste comandate”, ovvero a Natale e Pasqua di ogni anno, a partire dal 2015 e fino al 2018. Le estorsioni erano indirizzate anche verso i privati, per accaparrarsi i terreni agricoli da destinare al pascolo.
Contestualmente all’esecuzione delle misure cautelari personali i finanzieri del Comando Provinciale e i carabinieri del Comando Tutela Agroalimentare hanno eseguito il sequestro preventivo di ben 349 titoli Agea, definiti “tossici”, ovvero acquisiti in maniera fraudolenta, e il sequestro, anche per equivalente, di somme superiori a 750mila euro, da prelevare sui conti di 8 società. Somme che sarebbero derivanti dalle truffe aggravate per il conseguimento di erogazioni pubbliche, riguardanti le campagne agricole tra il 2015 e il 2020.