Il blocco del Paese, a seguito del DPCM dello scorso 11 marzo, servito a contrastare il dramma mondiale della pandemia da coronavirus, sta avendo, come prevedibile, delle notevoli ripercussioni negative per l’economia dell’Italia.
Il governo, come sappiamo è intervenuto con il Decreto-Legge 17 marzo 2020, n. 18 “Misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da Covid-19” meglio conosciuto come “Cura Italia”, prevedendo una serie di misure per far fronte all’emergenza sanitaria ed a quella economica che stiamo affrontando.
Il provvedimento, annunciato da qualche giorno, ha visto la luce con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale la scorsa notte. Le reazioni delle Partite IVA non sono state a dire il vero entusiasmanti e molti adesso si aspettano nuove misure più concrete.
Abbiamo sentito il parere di un noto Commercialista, il Dottor Pippo Testa, il quale non nasconde la propria insoddisfazione per i contenuti delle disposizioni contenute nel decreto con riferimento al mondo imprenditoriale e per i professionisti: “Fermo restando che oggi la priorità per il paese è l’emergenza sanitaria, che trovare misure soddisfacenti per tutti i settori in assoluta emergenza non è facile per i nostri governanti, che non è tempo di polemiche, ma da un punto di vista tecnico va detto che il Decreto Cura Italia per quel che concerne l’aiuto agli imprenditori, ai professionisti ed in generale ai settori produttivi, mi sembra insoddisfacente”.
Ma analizziamo le principali misure. Cosa ci dice sulla sospensione dei versamenti?
“Premesso che questa misura non comporta nessun costo per l’Erario, la stessa, per i contribuenti che hanno realizzato (nel periodo d’imposta precedente) un fatturato superiore a 2 milioni di euro vi è solo la rimessione al 20 marzo dei termini per i versamenti scadenti il 16 marzo (quindi 4 giorni di proroga); Per le piccole realtà il differimento dei pagamenti è al 31 maggio. Ora la domanda che faccio io è: ma come fa un artigiano, un commerciante, un professionista che non ha la liquidità oggi per pagare ad averla tra un mese magari continuando a tenere abbassate le saracinesche?”.
Quali misure allora agevolano le imprese?
“Per i titolari di partita IVA che presentano determinate condizioni è stata prevista una indennità una tantum di € 600,00 per il mese di marzo. Il problema è che, come già ventilato, i fondi non sono sufficienti per tutti, quindi si ipotizza addirittura un clik day. A questo punto mi chiedo chi aiuterà questi piccoli artigiani e commercianti nella corsa al clik se in teoria l’invito è quello di restare a casa? Quindi noi commercialisti ci vedremo costretti a lavorare gratuitamente. Ritengo che si poteva tranquillamente pensare ad una procedura diretta da parte dell’Amministrazione Finanziaria in possesso di tutti i dati dei potenziali beneficiari”.
Alla luce di quanto ci ha illustrato, a parer suo, è sufficiente l’attenzione che il Governo ha posto al mondo produttivo?
“Si doveva, e poteva, fare di più. L’attenzione verso il mondo produttivo, a mio modesto parere, è stata poca. Oggi si tratta di una crisi economica dell’offerta, non della domanda come è sempre successo. Proprio per tale motivo l’attenzione massima deve essere rivolta alle imprese per dare loro la possibilità di ripartire con iniezioni di fiducia con agevolazioni concrete. Le misure di CIG previste se da un lato danno ristoro a tutti i lavoratori dall’altro possono provocare l’effetto di ritardare l’avvio delle produzioni. Ultima cosa che ci tenevo a dire e che in un decreto nato dalla surreale situazione che stiamo vivendo a fronte di qualche rinvio nei pagamenti e negli adempimenti di un mese circa viene concesso all’Agenzia delle Entrate la proroga di ben due anni degli adempimenti in scadenza il 31.12.2020. Questa proprio se la potevano risparmiare, sperando che al momento della conversione si prenderà atto dell’iniquità della previsione”.