Sempre più persone si affidano a internet per trovare una cura alle proprie malattie, senza passare dal consiglio del medico o del farmacista.
Secondo una ricerca di Censis e Assosalute, sono 15 milioni (il 28,4%) gli italiani che per piccoli disturbi hanno cercato informazioni sul web: in siti generici di salute, istituzionali e anche sui social network. La ricerca registra l’aumento di acquisto di farmaci senza obbligo di ricetta per piccoli disturbi, come problemi di digestione, mal di testa, tosse, malanni di stagione, dolori muscolari. Ma denuncia anche che più della metà delle persone dice di aver trovato in rete informazioni mediche sbagliate.
E non c’è da stupirsi, perché il terreno della salute e dell’alimentazione – oltre a quello della politica – è il più infestato di informazioni inattendibili, dispensate in buona o cattiva fede. Qualcuno tuttavia trova positiva la crescente autonomia nell’acquisto di farmaci, sostenendo che in questo modo non si sottraggono al sistema sanitario tempo e risorse economiche da destinare alla cura di malattie gravi.
Non è così. A parte la deprecabile tendenza a medicalizzare ogni aspetto della propria vita pensando di poter risolvere tutto con una pillola, si acquistano farmaci inutili e non privi di effetti indesiderati – tutt’al più leniscono i sintomi, ma spesso non sono supportati da prove di efficacia – e i costi sono tutti a carico dei cittadini. Come anche i rischi, di cui il popolo di “dottor Google” non sempre è consapevole.
La proliferazione di informazione medica non verificata ha moltiplicato il rischio d’incappare in notizie false, create anche ai fini di guadagno. Le persone tendono a mettere tutte le fondi sullo stesso piano: il parere del blogger e dello scienziato, il consiglio su Facebook o su un sito istituzionale sono considerati equivalenti. Il caso dei vaccini, Stamina o le strampalate cure di ciarlatani per malattie anche gravi sono solo la punta dell’iceberg dei danni che la rete può fare in medicina. Il problema è che smontare le bufale online è una missione quasi impossibile: chi ha un’opinione tende ha selezionare i contenuti che la rafforzano ( pregiudizio di conferma) e a ignorare gli altri.