Delfio e Antonio Calabrese: un padre, un figlio e l’amore per il calcio
Si contendono il pallone in un prato, nel salotto di casa o in un cortile. Un padre e un figlio che giocano a calcio insieme. Una storia del calcio di provincia, quello genuino e spontaneo, quello dove spesso si gioca su polverosi campi dei nostri piccoli paesi. Ed è in una di queste piccole realtà che viene fuori una bella storia per una passione trasmessa di padre in figlio: è il caso di Delfio Calabrese che a 47 anni continua ancora a giocare nella società di cui è anche il Presidente della scuola calcio San Benedetto in terza categoria, insieme con suo figlio Antonio di 16 anni.
Sono rari infatti questi casi, ma l’importanza che viene attribuita al calcio è questa, la voglia di condividere un amore così grande, trasferire le stesse passioni, gli stessi colori, gli stessi riti di una vita, come fosse un’eredità. I volti un po’ corrucciati nell’impegno, un po’ aperti nel sorriso figlio del gioco. Questa potrebbe essere una perfetta foto della felicità. Perché in una pedata al pallone può esserci tutto l’amore del mondo. Il calcio è lo scrigno di racconti che ogni padre a un certo punto apre.
“Ho sempre detto scherzando a tutti quelli che mi chiedevano quando smettevo di giocare – ci dice Delfio Calabrese – che avrei smesso dopo aver giocato insieme a mio figlio. Sinceramente – continua l’esperto bomber sanfratellano – vista l’età non pensavo di certo di riuscirci, e invece questo mio sogno e diventato quest’anno una bella realtà. Mi piace respirare e vivere i riti del campo, della settimana che precede la partita e ovviamente della gara. Sono sensazioni uniche che vorrei continuassero ancora. Poi – continua Calabrese – il destino mi ha regalato l’opportunità di poter giocare con mio figlio Antonio e mi godo questi momenti perché già so che mi mancheranno a breve”.
A materializzare questo sogno è stata la straordinaria longevità calcistica di Delfio Calabrese che, a 47 anni, non la vuole sentire di smettere e dopo essere scese in campo insieme al proprio figlio Antonio chissà quale altro sogno spera di realizzare ancora.