A Galati Mamertino NebrodInkantu: alla ricerca degli antichi suoni

di Salvo Lapietra
18/08/2018

Il suono, la parola, il canto o, ancora meglio, l’incanto di una cultura spazzata via forse dalle dinamiche della società 4.0 ma che resta il fondamento di ogni nostro sforzo quotidiano. Questo incanto è alla base, appunto di NebrodInkantu, la manifestazione che si tiene a Galati Mamertino (l’appuntamento è per domenica alle ore 21,30 sulla scalinata della chiesa di San Luca nel centro storico) e che è arrivata alla terza edizione.

Ed è ormai il percorso di una ricerca che si impernia certo sulla musica e ci restituisce suoni, rumori, parole che appartengono alla cultura siciliana e dunque, come capita in altri ambiti, al mondo perché del mondo la Sicilia resta madre e ispiratrice.

C’è la terra, c’è Demetra, c’è la fatica degli agricoltori di questa terra difficile, dei pastori e suoni che arrivano direttamente dall’anima come è possibile capire ascoltando Antonio Smiriglia che da anni studia e propone questo tipo di repertorio anche con i Cantori dei Nebrodi che non è folklore, non è solo spettacolo ma è ricerca allo stato puro. NebrodInkantu, cui quest’anno partecipano gruppi e artisti provenienti da tutta la Sicilia, non è una riproposizione di un festiva etnico ma è qualcosa di più. Dice Calogero Emanuele, anche lui grande studioso di musica popolare: “Quello nostro è un lavoro di recupero, quasi una ricerca nell’archeologia dei suoni. Siamo alla ricerca di suoni perduti e man mano che li troviamo li inseriamo in un contesto che sembra nuovo ma è antico. Vi si affianca il lavoro di appassionati e artigiani nella creazione di nuovi strumenti musicali o nel recupero di quelli antichi. Così la musica diventa anche esperienza e suggestione”.

E gli strumenti sono la chiave anche per capire il tutto: “L’immagine del pastore-suonatore di strumenti a fiato (flauti, ance e zampogne ecc.) – spiega il musicologo e curatore scientifico della manifestazione Mario Sarica – attraversa l’immaginario occidentale dalla mitologia classica alle fiabe popolari, dall’iconografia alle statuine da presepe. In epoca barocca con il termine “pastorale” si è perfino designato un genere musicale culto che a quelle “rustiche” tradizioni si ispirava. Alle competenze che rientrano in una norma del fare musica storicamente acquisita si associano altre significative espressioni sonore che i pastori impiegano a fini pratici: richiami vocali, fischiati e strumentali funzionali a gestire le greggi e a consentire la comunicazione interindividuale a distanza”.
Questo il programma della serata:

Ore 18,00
Workshop “le canne Sonanti dell’area euromediterranea” con Pinello Drago, Rosario Altadonna,
ore 21,30

Spettacolo di Musica Popolare con
I Mandolini dei Nebrodi,
Antichi Suoni,
Rita Botto,
i Beddi
Conduce Delfio Plantemoli

Direttore Artistico Antonio Smiriglia

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