Il suono, la parola, il canto o, ancora meglio, l’incanto di una cultura spazzata via forse dalle dinamiche della società 4.0 ma che resta il fondamento di ogni nostro sforzo quotidiano. Questo incanto è alla base, appunto di NebrodInkantu, la manifestazione che si tiene a Galati Mamertino (l’appuntamento è per domenica alle ore 21,30 sulla scalinata della chiesa di San Luca nel centro storico) e che è arrivata alla terza edizione.
Ed è ormai il percorso di una ricerca che si impernia certo sulla musica e ci restituisce suoni, rumori, parole che appartengono alla cultura siciliana e dunque, come capita in altri ambiti, al mondo perché del mondo la Sicilia resta madre e ispiratrice.
C’è la terra, c’è Demetra, c’è la fatica degli agricoltori di questa terra difficile, dei pastori e suoni che arrivano direttamente dall’anima come è possibile capire ascoltando Antonio Smiriglia che da anni studia e propone questo tipo di repertorio anche con i Cantori dei Nebrodi che non è folklore, non è solo spettacolo ma è ricerca allo stato puro. NebrodInkantu, cui quest’anno partecipano gruppi e artisti provenienti da tutta la Sicilia, non è una riproposizione di un festiva etnico ma è qualcosa di più. Dice Calogero Emanuele, anche lui grande studioso di musica popolare: “Quello nostro è un lavoro di recupero, quasi una ricerca nell’archeologia dei suoni. Siamo alla ricerca di suoni perduti e man mano che li troviamo li inseriamo in un contesto che sembra nuovo ma è antico. Vi si affianca il lavoro di appassionati e artigiani nella creazione di nuovi strumenti musicali o nel recupero di quelli antichi. Così la musica diventa anche esperienza e suggestione”.
E gli strumenti sono la chiave anche per capire il tutto: “L’immagine del pastore-suonatore di strumenti a fiato (flauti, ance e zampogne ecc.) – spiega il musicologo e curatore scientifico della manifestazione Mario Sarica – attraversa l’immaginario occidentale dalla mitologia classica alle fiabe popolari, dall’iconografia alle statuine da presepe. In epoca barocca con il termine “pastorale” si è perfino designato un genere musicale culto che a quelle “rustiche” tradizioni si ispirava. Alle competenze che rientrano in una norma del fare musica storicamente acquisita si associano altre significative espressioni sonore che i pastori impiegano a fini pratici: richiami vocali, fischiati e strumentali funzionali a gestire le greggi e a consentire la comunicazione interindividuale a distanza”.
Questo il programma della serata:
Ore 18,00
Workshop “le canne Sonanti dell’area euromediterranea” con Pinello Drago, Rosario Altadonna,
ore 21,30
Spettacolo di Musica Popolare con
I Mandolini dei Nebrodi,
Antichi Suoni,
Rita Botto,
i Beddi
Conduce Delfio Plantemoli
Direttore Artistico Antonio Smiriglia