Gli ultimi giorni di libertà di Matteo Messina Denaro: scortato andava sotto casa
Nelle settimane che hanno preceduto la sua cattura, Matteo Messina Denaro, l’uomo più ricercato d’Italia, ha vissuto momenti di apparente normalità tra le strade di Castelvetrano, suo paese natale. Il 29 dicembre 2022, poco più di due settimane prima dell’arresto che ha posto fine a una latitanza trentennale, il boss mafioso è stato visto passeggiare in auto, una Giulietta, sperando di scorgere da lontano le figure familiari della sua vita: le sorelle e l’ex compagna, madre di sua figlia Lorenza.
Questo episodio, emerso dalle indagini, rivela un aspetto sorprendente della vita di Messina Denaro: la sua capacità di muoversi con una certa serenità nel territorio di cui era padrone, partecipando a cene, pranzi e compleanni insieme ai suoi favoreggiatori. Tra questi, si distinguono Vincenzo e Antonino Luppino, figli dell’imprenditore al fianco del boss fino al momento della cattura avvenuta il 16 gennaio dell’anno successivo, che ora si trovano anch’essi dietro le sbarre con accuse di favoreggiamento e procurata inosservanza della pena.
L’inchiesta, condotta dai carabinieri del Ros e dai poliziotti del Servizio centrale operativo sotto la coordinazione della Procura di Palermo, ha disvelato il dettagliato sistema di supporto fornito dalla famiglia Luppino a Messina Denaro, soprattutto durante il periodo critico del suo intervento al fegato nel 2021, avvenuto presso la clinica La Maddalena. Il 4 maggio, giorno dell’operazione, Vincenzo Luppino ha effettuato un viaggio da Campobello alla clinica, dimostrando la volontà di essere presente in caso di necessità immediata dopo l’intervento. Una settimana dopo, il boss è stato trasferito al covo dai due fratelli, segno di una collaborazione stretta e coordinata.
Gli investigatori hanno anche scoperto che la Giulietta di Messina Denaro era parcheggiata in uno spazio recintato di fronte alla casa di Vincenzo Luppino, con Antonino che deteneva le chiavi dell’area, facilitando così gli spostamenti del boss. Questi dettagli testimoniano non solo la profondità dell’assistenza fornita da questa rete di complicità ma anche la complessità delle operazioni logistiche messe in atto per mantenere nascosta la presenza del mafioso.
La relazione tra Messina Denaro e i Luppino non era puramente basata su legami di lealtà o affetto. Il flusso di denaro dal boss verso la famiglia Luppino evidenzia una transazione economica che garantiva il loro silenzio e la loro cooperazione. Nel paese di Campobello di Mazara, i Luppino, soprannominati “Mustusi” per la storica produzione familiare di vino e mosto, erano noti per la loro vicinanza al capomafia, tanto che nei suoi diari, Messina Denaro li menzionava con il nome in codice “Mustang”, in assonanza col loro soprannome.
Queste rivelazioni gettano luce su un aspetto meno noto della vita di uno dei criminali più ricercati d’Italia, svelando come la quotidianità e le relazioni personali si intreccino con le dinamiche del potere mafioso. L’arresto di Matteo Messina Denaro non segna solo la fine di una lunga latitanza ma apre anche una finestra sul complesso tessuto di relazioni che hanno sostenuto la sua presenza nell’ombra per decenni.