Diversi bandi, rivolti alla rigenerazione urbana, del PNRR sono destinati ai Comuni disagiati dal punto di vista culturale, economico e sociale, che soffrono l’alto tasso di spopolamento o ai Comuni in cui il reddito pro capite, previsto in base alla Regione di appartenenza, non supera o orbita intorno al minimo. In Sicilia 7.890,87 euro. Si tratta dell’indice di vulnerabilità sociale e materiale.
Per tali comuni è stato istituito un fondo per gli anni 2021 – 2023. Parliamo di 180 milioni di euro che, con un decreto del Presidente del Consiglio, sono stati assegnati a 1187 Comuni. In questo elenco mancano diversi centri ricadenti nei Nebrodi che, secondo le stime ISTAT, non soffrono lo spopolamento, entro certi limiti, e il reddito medio pro capite non è inferiore a 640 euro al mese: Acquedolci, Capo d’Orlando, Castel di Lucio, Capri Leone, Brolo, Frazzanò, Floresta, Ficarra, Mistretta, Sant’Agata di Militello, Troina, Tusa.
Questi Comuni, in cui è stata valutata una condizione di “benessere”, non potranno usufruire di finanziamenti da utilizzare per tre categorie di interventi nei territori soggetti a spopolamento: adeguamento di immobili comunali da concedere in comodato d’uso gratuito per l’apertura di attività commerciali, artigianali o professionali; concessione di contributi per l’avvio di attività commerciali, artigianali e agricole; concessione di contributi a favore di chi trasferisce la propria residenza e dimora abituale nei comuni delle aree interne, come concorso per le spese di acquisto e ristrutturazione dell’immobile (massimo 5.000 euro a beneficiario).
Intanto sindaci di Castel di Lucio, Giuseppe Nobile, di Ficarra, Basilio Ridolfo, di Floresta, Antonio Stroscio, di Frazzanò, Gino di Pane, di Sinagra, Nino Musca e di Tusa, Luigi Miceli, con una articolata nota inviata questa mattinaal Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro dell’Interno, al Ministro per il Sud e la Coesione Territoriale e all’ANCI, hanno rappresentato – con dati alla mano – come i recenti provvedimenti con i quali sono stati destinate risorse importanti ai cosiddetti “comuni svantaggiati”, abbiano di fatto lasciato fuori le loro comunità, mentre diversi enti locali viciniori, pur versando in situazioni economico sociali assimilabili, se non migliori, hanno ottenuto i medesimi fondi.
Per i primi cittadini “la causa di tutto è riconducibile, ancora una volta, all’applicazione dell’Indice di Vulnerabilità Sociale e Materiale (IVSM), assunto a fondamentale criterio discriminante. Tale indice, secondo gli scriventi, presentando delle evidenti criticità derivanti da una non condivisibile identificazione e pesatura dei parametri che concorrono a formarlo, ha comportato un’inaccettabile disparità tra gli enti locali“
I Sindaci infatti, sono convinti che la “difettosa” costruzione dell’IVSM ha determinato e continuerà a determinare sull’intero territorio nazionale delle disparità di trattamento anche fra comuni ricadenti in aree territoriali del tutto omogenee sotto il profilo dello svantaggio economico sociale. La preoccupazione dei primi cittadini riguardo all’applicazione dell’IVSM, trova altresì conferma anche per quanto riguarda l’acquisizione dei fondi del “PNRR per la rigenerazione urbana riservati ai comuni della Città Metropolitana di Messina”, laddove i sei comuni – nonostante non abbiano alcuna responsabilità politico/amministrativa – rischiano di essere tagliati fuori dai relativi finanziamenti a causa di una semplice operazione algebrica dovuta al mancato raggiungimento del valore soglia dell’IVSM per qualche frazione decimale.
Ecco allora che, “ritenuto inaccettabile e gravemente lesivo dei diritti costituzionali delle comunità rappresentate l’applicazione dell’IVSM, i primi cittadini dei sei comuni dei Nebrodi hanno congiuntamente richiesto la revisione dei criteri di assegnazione del “fondo finalizzato agli interventi di sostegno ai comuni svantaggiati per gli anni dal 2021 al 2023” e del “fondo in favore dei Comuni con popolazione inferiore a 5000 abitanti delle Regioni a statuto ordinario e della Regione Siciliana e della Regione Sardegna”, preannunciando “la loro ferma intenzione di attivare ogni possibile iniziativa per far accertare la evidente incostituzionalità delle norme sulla cui base sono stati emanati gli atti amministrativi che hanno negato ai Comuni istanti, le cui condizioni di difficoltà sociale e materiale sono evidenti e concretamente riscontrabili, la possibilità di accedere a fondi istituiti proprio con l’intento, tradito nei fatti, di mitigare, per quanto possibile, tali difficili situazioni”.
Abbiamo incontrato il sindaco di Tusa, Luigi Miceli, al quale abbiamo chiesto, ciò rilevato, come si pone il proprio Comune in questa situazione di “riconosciuto benessere”, rispetto ad altri centri, e se la cosa comporta solo vantaggi o anche svantaggi. La risposta di Miceli