A Longi, per tradizione, le competizioni elettorali sono sempre state caratterizzate da scontri duri. E’ la storia che parla ed è una caratteristica di quel luogo animato, abbiamo sempre pensato, da spirito democratico e costruttivo. Lo abbiamo sempre attribuito all’impegno civico e politico che caratterizza quella comunità. Ma questa volta pensiamo si sia superato il limite scadendo se possibile nella banalità e nell’offesa gratuita.
Il nostro pezzo di oggi ha suscitato una reazione, che noi ci permettiamo di giudicare scomposta, e come è accaduto anche in altre circostanze (per altri comuni e sindaci) questa reazione è finita su Facebook. I nostri tre lettori sanno che non tolleriamo le minacce e le intimidazioni, che non amiamo fermarci davanti alla prima diffida: facciamo cronaca e continueremo a farlo fino a quando avremo le forze sempre e comunque nel rispetto di tutte le opinioni. Il nostro è un giornale libero e laico: se qualcuno ha qualcosa da dire ci scriva, mandi una lettera alla redazione. Ma l’idea di avvelenare i pozzi con affermazioni scomposte non ci stimola: urlino pure alla luna, noi guardiamo alla concretezza delle cose.
Per esempio, non si comprende molto quale sia la tesi degli estensori di questo post sul social network, ma si capisce che l’intento è quello di smentire le notizie riportate nel pezzo pubblicato oggi, di screditare questo giornale in quanto galatese (ovvero cittadino di Galati Mamertino) paese in cui risiede da anni Nino Miceli, il candidato sindaco che peraltro non ha mai perso l’orgoglio di appartenere alla comunità longese e nemmeno l’accento di quel piccolo centro che ha un dialetto particolare e bellissimo. Ci sono delle questioni politiche che riguardano tutti noi perché quello che sta accadendo a Longi può accadere anche altrove. Testimoni riferiscono di non aver visto il primo cittadino presente alla proclamazione: non è un obbligo di legge essere presente? Può essere, ma mai si è visto un sindaco non partecipare a questo appuntamento. E testimoni oculari ribadiscono che oggi Nino Fabio non era presente in Municipio al momento della proclamazione: forse era al bar, forse era a casa, forse era impegnato. Ma non era presente. Le nostre fonti sono attendibili, noi ci fidiamo e ribadiamo che le cose sono andate così.
La proclamazione è un atto di cui andare orgogliosi per chi fa politica: certifica la vittoria elettorale, il trionfo di un progetto. Prendete le cronache di questi giorni e vedrete un pezzo su Pippo Laccoto: andate a leggere il pezzo qui su 98Zero e vedrete con quanto orgoglio l’onorevole Laccoto reindossa la fascia tricolore da sindaco di Brolo. Di Longi ci restano delle foto decontestualizzate: pazienza ce ne faremo una ragione.
Questo giornale ha posto un problema, ha fatto alcune domande: è peccato di lesa maestà chiedere spiegazioni quando si tratta di amministrare la cosa pubblica? Questo giornale in passato ha dato grande fiducia alla Banca, alla volontà manifestata dai vertici di investire sui giovani, di finanziare le startup, di stare al fianco del territorio. Ogni volta che abbiamo ricevuto segnalazione su buone pratiche abbiamo fatto in modo di pubblicare un pezzo. Per dire che qui non c’è nulla di personale né di Galati contro Longi, né altro: c’è un problema di opportunità politica generale. Il sindaco dichiarato decaduto che si ripresenta quasi come atto di sfida. Ma sfida a chi? E perché? E ora resta da capire come Longi esce da questo tunnel amministrativo. Serve chiarezza: sulla base delle norme vigenti Fabio può o non può fare il sindaco? I cittadini di Longi (e non solo loro) se lo chiedono. Chi deve dia una risposta.