In pensione con 5 anni di anticipo: la novità del contratto di espansione
Lo “scivolo” del contratto di espansione potrà essere utilizzato per consentire ai lavoratori dipendenti che lo vorranno, di andare in pensione con 5 anni di anticipo rispetto ai tempi della pensione di vecchiaia. L’emendamento approvato dalla commissione Bilancio della Camera prevede infatti un pacchetto di contributi statali che verranno inseriti nella nuova legge di bilancio.
In pensione con 5 anni di anticipo
In pratica con la misura inserita nella manovra 2021 le imprese con almeno 250 dipendenti, potranno far uscire lavoratori, con il loro ok, a 5 anni dalla pensione di vecchiaia, con il requisito minimo contributivo, o anticipata. Il datore paga, per tutto lo scivolo, una indennità. Lo Stato mette fino a 24 mesi di Naspi. Per le aziende con almeno 500 addetti, oltre a tutto ciò, c’è la possibilità di attivare altre 18 settimane di cassa integrazione, con una riduzione dell’orario fino al 30%. Le aziende con oltre mille addetti dovranno invece assumere 1 risorsa ogni 3 uscite, ma lo sconto Naspi si allunga di 12 mesi,
Il contratto di espansione: ecco come funziona
La nuova legge di bilancio ridisegna il contratto di espansione per gestire le transizioni occupazionali al termine del blocco dei licenziamenti (il 31 marzo). Da aprile si stima che almeno 6mila lavoratori saranno interessati ad accedere allo scivolo verso la pensione anticipata perché si troveranno a non più di 5 anni (60 mesi) dal conseguimento del diritto alla pensione di vecchiaia o alla pensione anticipata.
La relazione tecnica all’emendamento spiega che per 5.250 lavoratori il contributo statale possa arrivare fino a 24 mesi, per i restanti 750 (lavoratori di imprese con oltre mille dipendenti) il sostegno pubblico potrà allungarsi fino a tre anni complessivi. Si tratta di una stima che parte dall’ipotesi di una retribuzione media mensile di circa 2.800 euro.
Ma come funziona l’esodo verso il trattamento agevolato? Per attivare il contratto di espansione occorre un accordo tra l’azienda e il governo: con la risoluzione del rapporto di lavoro sarà l’azienda a riconosce al lavoratore una indennità mensile commisurata al trattamento pensionistico lordo maturato al momento della cessazione del rapporto di impiego. Come spiega il Sole 24 ore, la novità rispetto alle norme esistenti introdotte due anni fa, è che dal 2021 il versamento a carico del datore di lavoro viene ridotto per l’intero periodo di spettanza teorica della Naspi al lavoratore e che il pagamento dei contributi previdenziali utili al conseguimento del diritto alla pensione anticipata è ridotto di un importo equivalente alla somma della contribuzione figurativa. Questo fa sì che il contratto di espansione sia un po’ più conveniente anche per le imprese di minori dimensioni, rispetto a quelle più grandi, che, a legislazione vigente, possono avvalersi anche dei Fondi di solidarietà o l’isopensione della legge Fornero.