L’Italia è una nazione ricco di eccellenze, e di esempi di grande successo in tutti i campi. Non fa eccezione il digitale, dove però la situazione viene caratterizzata da alti e bassi (più i secondi che i primi). Il nostro paese si trova addirittura al quartultimo posto nella classifica europea delle nazioni digitalizzate: si tratta di una situazione che merita senza ombra di dubbio un approfondimento, perché l’analfabetismo digitale è un problema che inevitabilmente ricade anche sul mondo del lavoro.
L’analfabetismo digitale riguarda indistintamente le imprese e le persone: per chiarire la situazione, basta far riferimento ai dati DESI, secondo cui soltanto l’8% delle PMI italiane al momento ha un sistema e-commerce per la vendita online. Una percentuale davvero bassa, se si pensa che in paesi come la Germania e la Spagna si supera il 20%. I dati non migliorano se si vanno ad analizzare le competenze digitali o informatiche: l’89% delle piccole aziende italiane, oggi, è ancora analogica o non del tutto digitalizzata (quindi la digital transformation resta incompiuta). Non va meglio se le attenzioni vengono spostate sul fronte dei cittadini: in tal caso il DESI rileva che in Italia il 30% delle persone ancora non utilizza internet. Questo vuol dire che, nella classifica europea, diventiamo il fanalino di coda anche per lo sfruttamento di servizi quali l’online banking, l’e-commerce e l’informazione digitale.
Il web diventa a dir poco fondamentale nel mondo del lavoro, e non a caso gli stessi operatori mettono a disposizione offerte internet pensate appositamente per chi ha la partita iva, come si può vedere ad esempio sul sito di Linkem. L’analfabetismo digitale purtroppo si fa sentire, soprattutto alla luce delle enormi potenzialità che la rete mette a disposizione dei professionisti, in moltissimi campi diversi. Basta infatti l’accesso al web per consultare migliaia di annunci, relativi a svariate posizioni aperte nelle diverse aziende. Si può anche aprire un proprio blog vetrina, per promuoversi come libero professionista, e per allargare il proprio giro di clienti.
Naturalmente è possibile sfruttare strumenti come i social network per promuoversi e per ottenere maggiore visibilità. E il futuro è tutto dalla parte di chi si doterà di competenze digitali sempre più spinte e in linea coi tempi. Basta fare l’esempio dell’analisi dei big data, della realtà virtuale e dell’Internet of Things, insieme alle tecnologie cloud e all’automazione dei processi. Senza poi dimenticare altre nicchie in rampa di lancio, come nel caso della sicurezza informatica, della stampa 3D, della robotica e dell’intelligenza artificiale.
In sostanza, l’Italia rischia di perdere un treno molto importante: per far sì che ciò non accada c’è bisogno di investire di più nel digitale, cercando di sfruttare le potenzialità del web.