Invictus, nuovo romanzo di Cristiano Parafioriti: domenica presentazione
Il saggio di Antonio Baglio, docente di Storia contemporanea e Storia dei movimenti politici presso l’Università di Messina, introduce il secondo romanzo storico di Cristiano Parafioriti, autore siciliano tradotto in 14 lingue. La narrazione prende spunto da una storia vera, rimasta custodita nel cuore del suo protagonista per ottant’anni.
La presentazione sarà domenica 22 agosto alle ore 21.30 presso l’Anfiteatro ‘Carmelino Sutera’ a Galati Mamertino.
Il libro racconta l’epopea di Ture Di Nardo, detto “Pileri”, un giovane contadino siciliano strappato alla sua famiglia e alla sua donna, dalla chiamata alle armi durante la Seconda guerra mondiale. Arruolato negli Alpini e inquadrato nella Divisione Julia, seguirà le amare sorti dell’ARMIR in quella che sarà la più grande disfatta militare italiana del XX secolo. La campagna di Russia fa, dunque, da sfondo alle pagine di Invictus, frutto della rielaborazione di un’esperienza reale vissuta dal giovane contadino siciliano, originario di una borgata del comune nebroideo di Galati Mamertino, in provincia di Messina. Ci troviamo di fronte a una memoria tramandata di generazione in generazione, dapprima custodita in ambito familiare, salvo poi essere affidata – dopo una lunga fase di distacco da quegli eventi e di sedimentazione – alla penna di un valente scrittore, in grado di dar vigore e spessore alla narrazione di quella esperienza “estrema”, sino a farne una testimonianza perenne della lotta degli uomini per conservare la propria umanità di fronte all’orda distruttiva e agli orrori della guerra.
Il romanzo racconta quindi, in un grande affresco corale, la storia di Ture, primogenito della famiglia Di Nardo. Sebbene il padre, che aveva già vissuto sulla propria pelle il dramma del Carso durante il Primo conflitto mondiale, avesse tentato con pressioni ed espedienti vari di preservare il figlio da questa infausta prospettiva, Ture non sarebbe riuscito ad evitare il servizio militare e la chiamata in guerra. Il destino gli riservò la peggiore delle destinazioni: la steppa russa. Abituato ai sacrifici, ai difficili inverni della montagna, forgiato dalla dura vita dei campi, riuscirà a sopravvivere ai rigori di una campagna bellica condotta in condizioni proibitive e a far ritorno, non senza ulteriori rischi e peripezie, alla sua amata terra, riannodando il filo degli affetti che la guerra aveva rischiato di interrompere per sempre.
Sottratta allo scrigno della memoria, nella cornice di un romanzo storico che rielabora ed arricchisce ma non ne altera la verità – semmai in qualche caso la trascolora – la storia del protagonista Ture Di Nardo diventa paradigmatica della condizione di tanti contadini, strappati al loro lavoro, spesso unico sostentamento delle famiglie, e agli affetti, scaraventati in una sorta di “terra di nessuno”, il campo di battaglia, in balìa di una guerra che li abbruttiva e, per certi versi, spersonalizzava, dominata dalla morte “anonima e di massa”.
La forza di un uomo, sospinto dall’amore, capace di resistere e reagire alla sconfitta di una intera armata.