Un patto da 6.8 miliardi di euro, con 580 interventi previsti e gli investimenti maggiori in direzione di ambiente e infrastrutture (Ponte sullo stretto in primis): è ufficiale la stipula dell’accordo, siglato ieri, sui Fondi sviluppo e coesione tra il Governo regionale e quello nazionale, alla presenza della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, del ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto, del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, del ministro per la Protezione civile Nello Musumeci e del presidente della Regione Renato Schifani.
La stipula del patto, formalizzata al Teatro Massimo, arriva a dodici giorni dal voto per le europee, aspetto fortemente contestato dalle opposizioni all’Ars. Al raggiungimento dell’accordo ha dato il suo contributo anche Cassa depositi e prestiti, che ha sostenuto la Regione siciliana nella definizione della programmazione riguardante Fsc.
Un piano applaudito da molti Primi Cittadini dopo aver constatato la presenza di propri progetti nel Programma Fesr Sicilia 2021-2027, ma contestato da 50 colleghi sindaci della provincia di Messina, i quali annunciano di ricorrere al TAR, e proprio nella giornata della sottoscrizione dell’Accordo, hanno invitato una lettera al presidente della Regione Renato Schifani e al dirigente generale del Dipartimento regionale della Programmazione Vincenzo Falgares, inoltrata per conoscenza al presidente dell’Assemblea regionale siciliana, alla Commissione Bilancio dell’Ars, al presidente della Commissione Esame delle attività dell’Unione Europea dell’Ars, al presidente del Consiglio dei Ministri, al ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il Pnrr, Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica Presidenza del Consiglio dei Ministri – Cipess e Anci Sicilia.
“Con grande sorpresa per quanto attiene la sola provincia di Messina sono inseriti interventi per meno del 40% dei Comuni e svariati progetti di livello esecutivo e cantierabili non vi figurano – evidenziano gli amministratori – pur essendo stati aggiornati e trasmessi nei mesi scorsi dai Comuni ai vari Assessorati e Dipartimenti regionali competenti per ambito di intervento”. I firmatari contestano “l’assoluta mancanza di concertazione con i territori che ha portato alla individuazione degli interventi da includere nel piano degli investimenti che tagliano fuori oltre il 60% dei Comuni della provincia, oltre che della stessa Città metropolitana di Messina, unica delle tre della Sicilia alla quale non è stato riservato nemmeno un euro di risorse, contrariamente a quanto invece accaduto per quella di Palermo e di Catania, svilendo così il ruolo dell’Ente territoriale che per sua definizione dovrebbe curare lo sviluppo strategico dell’intero territorio metropolitano, attraverso la promozione e la gestione integrata dei servizi, delle infrastrutture e delle reti di comunicazione”. Dalla lettura dell’allegato è stata constatata “la presenza di interventi che in graduatorie già stilate, (come ad esempio il Ddg 909/2022 dell’Assessorato regionale della Famiglia e delle Politiche sociali) erano invece inseriti in tabella 2 e quindi esclusi, e che stranamente prendono il posto di quelli che sempre dallo stesso decreto venivano dichiarati ammessi a finanziamento”.
“Tanti dei Comuni da noi amministrati hanno prontamente riscontrato ogni richiesta di trasmissione delle schede volte alla ricognizione dei bisogni – sottolineano i sindaci – uno tra tutti quello in tema di Sistema idrico integrati di cui alla richiesta pervenuta da parte dell’Assemblea Territoriale Idrica di Messina, così come hanno partecipato agli avvisi pubblici emanati dalle diverse Strutture regionali, ricordando a titolo esemplificativo e solo perché l’ultimo in ordine temporale l’Avviso pubblico esplorativo per manifestazione di interesse per l’efficientamento energetico del 7 marzo”. Nella lettera vengono richiamati i cinque obiettivi strategici fissati dalla Commissione europea per promuovere la coesione economica, sociale e territoriale, al fine di ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni e il ritardo delle regioni meno favorite o insulari e si evidenzia come l’accordo per i fondi Fsc “non fa alcun cenno ai criteri di selezione adottati dal Dipartimento regionale della programmazione e dagli altri Dipartimenti e strutture regionali, in merito agli interventi da realizzare mediante le ingenti risorse Fsc 2021-2027 e il procedimento che ha portato alla formazione dell’elenco degli interventi non è stato pienamente aderente al principio di trasparenza dell’attività amministrativa. Ciascuno Comune ha impiegato importanti risorse finanziare e professionali per la redazione e/o l’aggiornamento delle progettazioni riguardanti interventi non ricompresi nell’Allegato A1 e tutto questo appare in netto contrasto con l’obiettivo strategico dello sviluppo sostenibile e integrato delle zone urbane, rurali e costiere e delle iniziative locali”. I sindaci chiedono quindi “in ossequio ai principi di trasparenza e buon andamento dell’azione amministrativa, di conoscere le puntuali motivazioni strategiche ed i criteri di priorità adottati dal Dipartimento regionale della programmazione e dagli altri Dipartimenti e strutture tecniche regionali, per la selezione degli interventi da realizzare mediante le risorse Fsc 2021-2027, riservandosi fin d’ora di formulare richiesta di accesso agli atti amministrativi ai sensi della Legge 241/1990 e di intraprendere ogni eventuale azione legale a tutela dei Comuni rappresentati”.