Le cartelle esattoriali e le pretese assurde di ATO ME 1 Spa in liquidazione
Da parecchio tempo, ormai, continuano ad arrivare in sui Nebrodi, come anche in altri comuni della provincia di Messina, cartelle di pagamento emesse dell’Agenzia delle Entrate riscossione tributi per riscuotere crediti per conto di ATO Me 1 Spa in liquidazione.
Una pioggia di cartelle esattoriali, per il pagamento della raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani a partire dall’anno 2006. L’Ato Me 1 in liquidazione, dopo 18 anni, bussa alla porta di coloro i quali ritiene debitori, residenti nei 33 Comuni soci dell’ex ATO, ma anche alla porta di cittadini non debitori, reclamando somme non dovute perché già pagate, o derivanti da conteggi errati o prescritti.
I tributi si prescrivono nel termine fissato dalle disposizioni di legge o, in mancanza, in dieci anni se hanno natura erariale, se locali invece la scadenza è dimezzata. Una volta intervenuta la prescrizione il fisco non potrà compiere alcuna attività per far “resuscitare” la propria pretesa e il contribuente si potrà dire completamente libero. L’ex Società d’ambito territoriale sostiene di aver, per ciascun credito vantato, emesso una notifica dell’intimazione di pagamento che ha efficacia interruttiva della prescrizione. Di cosa parliamo: affinché una pretesa cada in prescrizione non è sufficiente che trascorra l’arco di tempo stabilito dalla legge: è necessario che in questo periodo il creditore non abbia fatto nulla per rivendicare il proprio diritto al recupero del credito. Se al contrario creditore sollecita più volte il debitore, invitandolo a pagare quanto dovuto, l’intimazione ad adempiere interrompe la prescrizione.
L’ ATO ME 1 in liquidazione, in svariati casi, ci risulta non abbia inviato all’utente debitore intimazione al pagamento, lettere di sollecito o di messa in mora (e non potrà dimostrare di averlo fatto) ma nonostante ciò si rivolge all’Agenzia delle Entrate riscossione per iscrivere i crediti a ruolo. Ma non finisce qui. Come se ciò non bastasse ATO ME 1 non risponde ai reclami scritti di quei consumatori che intendono dimostrare, ricevute alla mano, di aver pagato esponendo questi ultimi, dopo 60 giorni dal momento in cui gli è stata notificata la cartella esattoriale, a procedure dette “di tutela del credito”, che prevedono il fermo amministrativo dei veicoli intestati al debitore, come ad esempio automobili, motociclette o autocarri e ipoteca su uno o più beni immobili intestati, in caso di debiti superiori a € 20.000,00.
Siamo di fronte a veri e propri atti di arroganza e prepotenza a danno del consumatore che di fronte ad una cartella esattoriale, nei casi di debito prescritto o già saldato, non può far valere le proprie ragioni perché l’ente impositore (Ato Me 1) è irreperibile. Anche per cartelle esattoriali irrisorie, di qualche centinaia di euro, per evitare procedure “di tutela del credito” all’utente non rimane che rivolgersi e pagare un avvocato o un commercialista per contestare la fattura, entro 60 giorni dalla ricezione della stessa, d’innanzi alla Corte di Giustizia Tributaria di primo grado di Messina citando, in giudizio sia l’ATO ME 1 in liquidazione, che l’Agenzia delle Entrate riscossione. Assurdo! Tutto ciò nel silenzio assordante delle Istituzioni.