Le manovre dell’ASP di Messina rischiano di creare cittadini di serie A e B
È chiaro oramai a tutti come i cittadini dei Nebrodi occidentali, dal punto di vista dell’assistenza sanitaria, ma non solo, siano i più disagiati e bistrattati dell’intera Provincia. Oramai da anni assistiamo ad un vero e proprio “saccheggio” di uomini e strumenti da reparti e corsie dagli ospedali più periferici, Sant’Agata di Militello e Mistretta, per fronteggiare emergenze altrove.
Seguendo in maniera precisa il metodo “spogli a Cristu pi vestiri a Maria”, ossia togliere a qualcuno per dare ad altri, l’ASP 5 di Messina con un provvedimento urgente trasferisce per 10 giorni l’unico chirurgo per mezzo del quale veniva garantito un servizio continuativo di assistenza e consulenza chirurgica all’ospedale SS. Salvatore di Mistretta, ma anche agli acuti della Fondazione Maugeri, presso l’ospedale Barone Romeo di Patti. Secondo indiscrezioni pare che le motivazioni riportate nella disposizione di servizio siano state impartite per garantire l’attività di assistenza presso l’unità operativa pattese, a rischio per una gravissima carenza di personale medico. Giusto! E’ giusto che i cittadini che per le cure mediche fanno riferimento all’ospedale di Patti abbiano un’adeguata e continuativa assistenza chirurgica, ma a quelli che vivono nel comprensorio tra la Valle dell’Halaesa e il Serravalle chi ci pensa?
Di un paziente di Mistretta, Pettineo, Motta, Castel di Lucio, Tusa… che necessita del chirurgico per una consulenza, un intervento improcrastinabile e urgente, come ad esempio bloccare una grave emorragia, che deve necessariamente essere effettuata in tempi brevi per evitare complicazioni che possano compromettere la vita o che possano aggravare le condizioni del paziente nonostante la terapia medica: perforazione viscerale, appendicite acuta, ernia strozzata, chi se ne occupa?
L’ASP di Messina non è nuova a queste genialate. Qualche mese fa riduceva l’operatività del reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Sant’Agata di Militello, non erogando più servizi ambulatoriali nelle ore pomeridiane. Il motivo? Sempre lo stesso. Per la carenza di personale all’ospedale di Patti, veniva disposto il trasferimento di una delle due ginecologhe in servizio nell’unità operativa dell’ospedale santagatese presso l’ospedale Barone Romeo di Patti.