Antonino Miceli non è più consigliere comunale di Longi. L’esponente del gruppo di minoranza“Longi Casa Comune” è stato dichiarato decaduto dal Consiglio comunale, durante la seduta dello scorso 28 febbraio. La proposta di decadenza è stata esposta dal Presidente del Consiglio Gaetano Russo e ha ricevuto, mediante voto segreto, 6 voti favorevoli, 1 scheda bianca e 2 voti contrari.
“Sono considerato un consigliere scomodo – attacca Miceli a Nebrodi News -. Ricorrerò al Tar di Catania perché questo atto è illegittimo e immotivato. Peraltro la delibera di decadenza è immediatamente applicabile. Hanno calpestato ogni norma di buona amministrazione”.
Perché considera questa decadenza illegittima?
“Tutto nasce dalla seduta del 3 ottobre scorso quando ho chiesto che venisse fatta una integrazione ad una delibera. Per tutta risposta il presidente Russo mi ha tolto la parola e ha detto alla segreteria di non riportare sul verbale le mie dichiarazioni. Per questo io e gli altri due consiglieri di minoranza abbiamo deciso di abbandonare l’Aula per protesta fino a quando il presidente del consiglio non si fosse impegnato a rispettare i diritti della minoranza. Una protesta la nostra politica. Abbiamo detto chiaramente che non saremmo andati più in Aula”.
Cos’è successo dopo?
“Dopo quella seduta ci sono state altre due convocazioni a cui non abbiamo partecipato sempre per protesta. La terza convocazione, quella del 2 febbraio, è stata convocata come seduta straordinaria con all’ordine del giorno: “Comunicazioni del sindaco”. Io purtroppo per motivi familiari non sono andato mentre gli altri due consiglieri hanno partecipato. Da lì è scattata la decadenza per non avere partecipato a tre sedute consecutive. In pochissimi giorni hanno attivato la procedura”.
Perché si è arrivati a questo?
“Il motivo è semplice. Ho sempre denunciato, sin dal mio insediamento, l’occupazione del Comune da parte della Banca Credito Cooperativo che gestisce la tesoreria comunale. Proprio la delibera discussa il 3 ottobre trattava l’alto interesse, il 9,50%, che il Comune paga sulle anticipazioni di cassa. Un tasso d’interesse enorme, quasi usuraio. Questa sorta di occupazione di un Ente pubblico da parte di un soggetto privato è evidente dall’incompatibilità che esiste attualmente nel Comune di Longi. Infatti il sindaco Fabio è il fratello del Presidente del Consiglio di amministrazione della Banca, il vicesindaco è nipote di un componente del Cda della Banca, un assessore è coniuge di un funzionario della Banca, lo stesso presidente del Consiglio Comunale è dipendente della Banca. Questo sono cose che ho sempre denunciato, che ho sempre contestato e per questo hanno deciso di farmi fuori”.
Sembra un conflitto d’interesse…
“Esattamente. Infatti in una seduta il presidente ha prima sostenuto che paghiamo interessi esorbitanti e che “noi” mettiamo l’interesse alto. Ma di chi parla? Del Comune o della Banca?”.
Adesso cosa farà?
“Non mi fermerò certo qui. Intanto aspettiamo la sentenza del Tribunale di Patti a seguito di un ricorso fatto per per chiedere se il sindaco Fabio debba decadere dalla sua carica per incompatibilità, in quanto il fratello è il Presidente del Consiglio di amministrazione della Banca e ricorrerò al Tar di Catania contra la decadenza”.