Con decisione l’ex presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, ha pensato di richiamare l’attenzione della Commissione europea su quello che l’europarlamentare ritiene essere un grave problema di salute pubblica legato alla macellazione clandestina di animali infetti, da tubercolosi e brucellosi, che incombe sui cittadini siciliani. Ovini e bovini infetti, che dovrebbero essere abbattuti per evitare il rischio di trasmissione di malattie all’uomo, vengono invece macellati clandestinamente e venduti, finendo nei piatti dei consumatori ignari. A denunciare il fenomeno è stato l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Antoci messo a conoscenza da un’inchiesta, di un noto giornale, relativa ad una relazione ispettiva dove emergerebbero problematiche sanitarie gravi e macellazione clandestine. Relazione ispettiva che pare sarebbe secretata da tanti anni. Stimolato dalle domande di qualche cronista, l’ex presidente del Parco dei Nebrodi ha annunciato di voler richiedere l’intervento della Commissione europea per combattere questo business pericoloso, attraverso il quale la mafia dei pascoli riesce ad arricchirsi e a riciclare denaro sporco. “La Commissione europea – ha spiegato Antoci – deve fermare le infiltrazioni mafiose nella filiera delle carni, chiederò di recuperare immediatamente i fondi europei della Pac che sono stati versati in passato ai titolari di aziende mafiose, nonché di combattere la mafia dei pascoli e le sue ramificazioni nella burocrazia siciliana con strumenti normativi più adeguati a questa sfida”.
In pratica, il business della mafia dei pascoli, di cui Antoci si è occupato durante nel periodo in cui è stato presidente del Parco dei Nebrodi, spiegato dettagliatamente nella presunta relazione secretata di circa 450 pagine, prevede che gli animali malati venivano sostituiti con quelli sani per ottenere i fondi europei destinati agli allevamenti. Prima di essere macellati clandestinamente, spesso in strutture fatiscenti e improvvisate, agli animali viene sostituito il microchip con quelli di altri animali sani, precedentemente rubati. Questo fenomeno ha fatto sì che in Sicilia si registrasse un notevole incremento dei furti di bestiame negli ultimi dieci anni. Tra il 2011 e il 2016 – ha reso noto “Il Fatto Quotidiano” – il numero di bovini e ovini scomparsi in Sicilia ammonterebbe ad almeno mezzo milione di animali. Circostanza che ha portato anche a un notevole aumento dei casi di tubercolosi e brucellosi in Sicilia. Un vero e proprio atto d’accusa -spiega il Fatto su come il sistema della macellazione sia infiltrato dalle organizzazioni criminali. “Che fine ha fatto quel dossier? E’ ancora nei cassetti degli Assessorati, nonostante sia stato depositato pure alla Procura e alla Dia di Messina? Antoci è propenso a voler sollevare e far luce sulla questione in Commissione europea