All’esito di un’attività di indagine, sull’inchiesta “Alastra”, diretta dal Procuratore aggiunto Salvatore De Luca ed i sostituti Bruno Brucoli e Gaspare Spedale, delle Procura della Repubblica di Palermo, è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari agli indagati Domenico Farinella, detto Mico, a suo figlio Giuseppe, Antonio Alberti, Rosolino Anzalone (che, difeso dall’avvocato Michele Rubino, tornò libero subito dopo l’udienza di convalida), Vincenzo Cintura, Antonio Giuseppe Di Maggio, Arianna Forestieri, Francesca Pullarà, Francesco Rizzuto, Giuseppe Scialabba, Gioacchino Spinnato, Mario Venturella e Giuseppe Rubbino, l’ispettore della polizia penitenziaria accusato di corruzione perché, secondo i Pubblici Ministeri, in cambio dei suoi “servigi” avrebbe ottenuto un orologio da Domenico Farinella.
Cessa il rapporto processuale penale per un altro fermato, Pietro Ippolito, il quale con l’assistenza dell’avvocato Domenico Trinceri era stato rimesso in libertà, ma lo scorso 14 febbraio è deceduto all’ospedale Cimino di Termini Imerese, dove era stato ricoverato per Covid-19. Ippolito, 60 anni, era il presunto estorsore al soldo della famiglia mafiosa dei Farinella.
Oltre agli 11 soggetti coinvolti nel fermo di indiziato di delitto emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, ritenute a vario titolo responsabili di associazione mafiosa, estorsione, trasferimento fraudolento di beni, corruzione, atti persecutori, furto aggravato e danneggiamento, rischiano il processo lo storico boss del mandamento di San Mauro Castelverde “Mico” Farinella, tornato in carcere nell’ambito dell’operazione scattata il 30 giugno e un ispettore della polizia penitenziaria che, secondo la Procura, avrebbe veicolato alcuni messaggi di Farinella ad altri detenuti.
L’operazione “Alastra” portata a termine dai Carabinieri aveva consentito di azzerare il clan che Mico Farinella – secondo i P. M. , avrebbe ripreso a gestire appena scarcerato, ad aprile 2019. Grazie alla collaborazione di diversi imprenditori e commercianti, inoltre, erano emersi ben undici episodi estorsivi, come quello all’imprenditore di Castel di Lucio Michelangelo Mammana.