Una sentenza, quella emessa dai Giudici del Tribunale di Patti, sul maxi processo, scaturito dall’operazione Nebrodi, scattata il 15 gennaio 2020, destinata a fare storia. Sono 91 condannati e 10 gli assolti, per un totale di 600 anni di carcere e 4 milioni di euro di confische.
La lettura del dispositivo, da parte del Presidente Scavuzzo è avvenuta poco dopo la mezzanotte ed è durata quasi un’ora. Le pene più alte emesse nel processo riguardano Salvatore Faranda, condannato a 30 anni di reclusione e Sebastiano Conti Mica, condannato a 23 anni. Una sentenza emessa dopo una camera di consiglio durata una settimana in cui il presidente Ugo Scavuzzo ed i giudici a latere, Andrea La Spada ed Eleonora Vona, hanno dovuto decidere se accogliere le richieste, pesantissime dei Pubblici Ministeri di Messina. In aula l’ex Procuratore aggiunto di Messina Vito Di Giorgio, i pm Fabrizio Monaco, Francesco Massara e Antonio Carchietti, gli avvocati dei 101 imputati, i parenti e tanti giornalisti.
La sentenza trasmessa in diretta da RAI NEWS 24 arriva dopo un dibattimento durato diciotto mesi, poco più di un anno e mezzo, tempi record per un processo con oltre cento detenuti. Alla sbarra la cosiddetta “Mafia dei pascoli”, ma di reati di natura mafiosa non v’è nessuna traccia. Dal dispositivo di sentenza, e solo in alcuni casi, si evince un’associazione semplice non riconducibile ai Bontempo Scavo. Ai restanti condannati – la maggioranza – non vengono attribuiti reati “associativi”. Niente legato a quel tanto decantato sistema mafioso attraverso cui la criminalità drenava milioni di euro di contributi europei destinati ai terreni agricoli garantendosi linfa finanziaria.
Una inchiesta nata grazie all’ex Procuratore capo di Messina Maurizio de Lucia, da qualche settimana alla guida della Procura di Palermo, che ha scoperchiato un sistema milionario fatto di connivenze e silenzi. I reati contestati andavano dall’associazione mafiosa, estorsione, concorso esterno in associazione mafiosa, truffa, falso Un impianto accusatorio che ha retto, stando alle 91 condanne e alle confische milionarie. Ma di mafia e associazione, stando alla sentenza di primo grado, manco l’ombra. Solo truffe milionarie ai danni dell’Ue e falso, che spazzano via la definizione “mafia dei pascoli”.
“Le truffe sono state riconosciute per buona parte. Resta il fatto che su quella parte di territorio della provincia di Messina le truffe hanno costituito la principale fonte di arricchimento sia del gruppo mafioso dei Batanesi sia del gruppo dei Bontempo Scavo, ma teniamo conto che è solo la sentenza di primo grado”. Il primo commento a caldo dopo la lettura della sentenza da parte del Procuratore aggiunto di Messina Vito Di Giorgio dopo la lettura della sentenza. “E’ stata riconosciuta la mafiosità per i Batanesi mentre per il gruppo dei Bontempo Scavo no – aggiunge – buona parte delle truffe contestate hanno retto, è stata riconosciuta l’esistenza del 640 bis, in alcuni casi aggravata. Sicuramente questo è un aspetto importante”. Ma “è un dispositivo talmente complesso che va letto attentamente”.
Un meccanismo i cui ingranaggi furono fermati proprio dal protocollo di legalità firmato dall’ex presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci, in lacrime durante la lettura della sentenza. “E’ un momento importante perché questo paese ha bisogno di risposte, da questa esperienza esce la risposta di un territorio che ha fatto il suo dovere. Abbiamo fatto quello che andava fatto, abbiamo superato il silenzio e abbiamo fatto capire che i fondi europei dovevano andare solo alle persone per bene e non ai capimafia”, ha detto Antoci. Quest’aula stasera ha dato un segno di libertà ma anche di dignità. Queste condanne che mi addolorano, perché in fondo non è proprio una vittoria quando le persone vanno in carcere. La lotta alla mafia non si può fare solo con la repressione ma va fatta ogni giorno. Questa esperienza dimostra che da un piccolo territorio nasce un protocollo di legalità che la Commissione europea considera tra i più importanti”.
“Con la sentenza odierna, che conclude la colossale inchiesta antimafia condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Messina, non posso che congratularmi con tutti coloro che – a vario titolo – hanno contribuito all’esito odierno che ha inferto un duro colpo al lucroso business delle truffe ai fondi comunitari destinati ai pascoli e all’agricoltura – afferma l’attuale presidente del Parco dei Nebrodi, Domenico Barbuzza. Da questo momento l’auspicio è che parlare di Nebrodi evidenzi le bellezze naturalistiche che hanno dato vita all’istituzione dell’omonimo Parco regionale, la laboriosità della popolazione residente, il desiderio di dar vita a progetti di sviluppo da parte dei giovani. Il desiderio unanime è di veder riconosciuto questo territorio come fucina di operosità e collaborazione con l’Ente, guida del comprensorio: la ripartenza che vogliamo vede al primo posto la tutela dei valori naturali dell’area protetta conclude il Presidente. A curare la costituzione di parte civile dell’Ente Parco al processo l’avvocato Salvatore Meli.”
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