Sono stati arrestati dai Carabinieri della Compagnia di Mistretta, coadiuvati nella fase esecutiva dai Carabinieri della Compagnia di Bagheria, i tre soggetti accusati di essere gli autori della rapina, a mano armata, subita da un 41enne, commerciante di pesce di Milazzo.
Si tratta di Filippo Fazio, 46enne di Bagheria, Francesco Asciutto, 33enne di Bagheria, Salvatore Calafiore, 40enne di Aspra (PA), tutti ritenuti responsabili, in concorso tra loro, di “rapina aggravata, lesioni personali gravissime, aggravate dall’uso di corpi contundenti e porto di strumenti atti ad offendere”.
La vittima, secondo le rivelazione della stessa, lo scorso 29 giugno, intorno alle 5:30 del mattino, veniva fermata da tre individui nei pressi dello svincolo autostradale di Santo Stefano di Camastra, dove transitava a bordo del suo furgone proveniente dal mercato ittico di Porticello, diretto nella Città delle Ceramiche alla ricerca di un bar per un caffè rigenerante. I tre, secondo il racconto del malcapitato, simulando un guasto ad un furgone frigorifero, chiedono aiuto all’automobilista di passaggio il quale, una volta accostatosi e sceso dal mezzo, viene aggredito fisicamente e colpito ripetutamente con calci e pugni al volto, con un bastone e una grossa chiave inglese, procurando lesioni fisiche gravissime consistenti in uno sfregio permanente del viso.
L’uomo, sovrastato dai tre aggressori, privo di qualsiasi possibilità di difesa, dopo essere stato pestato a sangue, viene rapinato del proprio furgone, di duemila euro in contanti, dei documenti e del proprio cellulare. A soccorrere la vittima del pestaggio, qualche istante dopo, due romeni al quale la vittima, sanguinante aveva chiesto aiuto. Allertato il 112 e il servizio emergenza urgenza sanitario 118 la vittima viene trasferita all’ospedale di Sant’Agata di Militello dove, dopo le prime cure viene sentita dai militari dell’Arma. Il racconto dell’aggredito però non convince del tutto i carabinieri che, sin da subito, nutrono perplessità su alcune dinamiche relative all’evento.
Di concerto con il magistrato della Procura di Patti i Carabinieri del Comando compagnia di Mistretta avviano un’indagine partendo dai tabulati telefonici del soggetto scoprendo che lo stesso non era mai stato a Porticello per caricare pesce, come aveva dichiarato e sottoscritto nella denuncia agli stessi carabinieri. Da questo primo elemento, gli inquirenti sospettano che tra l’aggredito e gli aggressori potesse insistere qualche relazione. Da qui a poco, tramite intercettazioni e incrociando i dati dei tabulati telefonici, gli inquirenti scoprono che tra l’uomo picchiato a sangue ed uno dei tre aggressori vi erano stati contatti frequenti.
La mattina del 29 giugno, emerge dunque dalle indagini, il 41enne milazzese non si trovava a Santo Stefano di Camastra per caso, per un caffè, come aveva dichiarato ai carabinieri, bensì aveva un appuntamento con quelli che poi si rivelarono essere i suoi aggressori, i quali lo aspettavano poiché gli avrebbero dovuto consegnare del pesce. Nei pressi della rotonda in prossimità dello svincolo autostradale, luogo in cui era stato fissato l’appuntamento per la consegna, il commerciante milazzese al posto del pesce si ritrova davanti i tre uomini che lo aggrediscono, lo massacrano lasciandolo sanguinante riverso per terra.
Dopo il periodo i ricovero in ospedale la vittima del pestaggio viene convocata in caserma dai carabinieri, per un ulteriore approfondimento concertato dai militari dell’Arma con la Procura di Patti. In quella sede, l’uomo, che aveva raccontato una versione dei fatti, viene sbugiardato dai riscontri delle attività tecniche eseguite dagli investigatori. Attività dalle quali emergeva tutt’altra storia rispetto a quella riportata nel verbale di denuncia. La versione raccontata dalla vittima, secondo i carabinieri, si discosta troppo dai fatti realmente accaduti per via delle troppe incongruenze rispetto agli elementi acquisiti, fino a quel momento, dagli investigatori. La vittima dell’aggressione, a questo punto, venne denunciata per favoreggiamento.
Qui la svolta. Il 41enne di Milazzo, chiedendo di essere risentito, in un terzo momento, in presenza dei suoi legali, ritratta quanto aveva dichiarato fino a quel momento, raccontando di aver riconosciuto negli aggressori il soggetto dal quale si riforniva di pesce e con il quale, la mattina del pestaggio, aveva un appuntamento per una consegna. Riconosce in foto gli altri due aggressori, ai quali i carabinieri di Mistretta erano già risaliti dando loro un nome e un volto, e riferisce di non aver nell’immediatezza detto la verità poiché minacciato dai suoi aggressori di ulteriori ritorsioni. La vittima del pestaggio davanti ai carabinieri e ai suoi legali racconta, spiegando nei dettagli, i motivi per cui era stato massacrato di botte: qualche mese prima di quel 29 giugno l’organizzatore del pestaggio, nonché l’uomo che lo riforniva di pesce proveniente dal mercato ittico di Porticello, gli avrebbe dovuto consegnare a domicilio un tonno di discrete dimensioni, del valore di circa 900 euro.
In prossimità del casello di Milazzo la persona che trasportava la merce viene fermata da una pattuglia della Guardia di Finanzia la quale, riscontrando un difetto nel furgone frigorifero che trasportava il pesce di 350 kg, sequestra sia il veicolo che il pesce destinato al mercato alimentare, multando il trasportatore per 8 mila euro (dichiarazione resa dell’agredito alla quale trovano riscontro i Carabinieri). Il pesce quindi finisce al macero, ma, ciò nonostante, il trasportatore pretende dall’acquirente, il 41enne milazzese, il pagamento della merce e la somma corrispondente al verbale elevato dalla Guardia di Finanza. L’acquirente accetta di pagare il tonno, mai consegnatogli, ma si rifiuta di rimborsare l’importo del verbale, cioè le 8 mila euro.
Passa qualche mese e con la scusa della consegna di un nuovo ordine, la notte tra il 28 e il 29 giugno, il fornitore di Bagheria, con l’aiuto di altri due soggetti, programma e mette in atto una spedizione punitiva con connessa rapina a scopo risarcitorio che finisce con il 41enne di Milazzo riverso sanguinante sull’asfalto della rotonda nei pressi dello svincolo di Santo Stefano. Da quel giugno passano quasi 9 mesi. Dopo giorni e giorni di lavoro, mirate ed articolate indagini, i militari della Compagnia di Mistretta, supportate accuratamente dal Sostituto Procuratore Alessandro LIA, sono riusciti a risalire all’identità dei tre soggetti, tutti pregiudicati per reati specifici, ed a ricostruire l’intera dinamica della vicenda, raccogliendo gravi e sostanziali “indizi di colpevolezza”. Il G.I.P. del Tribunale di Patti, Dott. Eugenio ALIQUÒ, confermando le risultanze investigative emerse, su richiesta della Procura della Repubblica di Patti, ha emanato l’ordinanza di applicazione della misura cautelare in carcere a carico dei 3 presunti rapinatori. Gli arrestati, dopo le formalità di rito, sono stati associati presso la casa circondariale di Messina, a disposizione della competente dell’Autorità Giudiziaria per i successivi interrogatori di garanzia.