Mistretta, per qualcuno chi paga tasse e tributi è “scimunito”
“Che i contribuenti combattano una diuturna, incessante battaglia contro il fisco – scriveva l’economista Luigi Einaudi che poi diventò governatore della Banca d’Italia e presidente della Repubblica – è cosa risaputa, ed è nella coscienza di tutti che la frode fiscale non potrà essere davvero considerata alla stregua degli altri reati finché le leggi tributarie rimarranno, quali sono, vessatorie e pesantissime e finché le sottili arti della frode rimarranno l’unica arma di difesa del contribuente contro le esorbitanze del fisco”.
Sarà stato della stessa idea, il signore con cui ho avuto modo di scambiare quattro chiacchiere nei pressi dell’Ufficio postale di Mistretta dove mi stavo recando a pagare il tributo comunale sui rifiuti, al quale ho detto di essere uscito da casa proprio per versare il balzello tramite modello F24. «Ma si scimunitu…?!» Replica con espressione incredula e perplessa per quello che io stavo per fare.
Non ho inteso la sua istintiva risposta come un interrogativo bensì come un’affermazione, ma ho risposto come se mi fosse stata rivolta una domanda: «se pagare la TARI significa essere scimuniti, allora “sugnu scimunito”. Ma non da ora… da sempre. Sono scimunito da una vita perché il tributo comunale sui rifiuti, come del resto ogni altra tassa e tributo dovuto, l’ho sempre pagato».
Mi guarda con aria di derisione e compatimento e, dopo una breve pausa, replica: «in pochi pagate la spazzatura, tu e qualche altro scimunito. Io, prosegue l’interlocutore, non l’ho mai pagata e se dovessi proprio farlo, perché un giorno il Comune decidesse di intraprendere una seria lotta all’evasione, pagherei solo gli ultimi 5 anni, risparmiando quella barca di soldi che avrei dovuto versare dal quinto anno a scendere».
L’amico aveva le idee chiare e le affermazioni del mio interlocutore, che tra l’altro è un dipendente pubblico, mi hanno indispettito e lasciato perplesso. Evadere le tasse o non pagare i tributi è l’unica arma di difesa del contribuente contro quelli che lo stesso ritiene eccessi, secondo quanto affermava Enaudi. Ma la stima, sul fatto che vi siano o non vi siano eccessi, non può essere lasciata alla libera interpretazione del cittadino che, come dice la legge, “è tenuto a concorrere alle spese pubbliche in ragione della propria capacità contributiva”.
Gli Enti Locali, attraverso un significativo rafforzamento dei poteri di accertamento e imposizione studiati dal legislatori, oggi sono in grado di intraprendere azioni incisive di riscossione, in grado di ristabilire un’equità sociale. Ma perché ancora parecchi Comuni non lo fanno, continuando ad alimentare la disparità tra chi contribuisce economicamente affinché i servizi continuano a funzionare, e chi usufruisce degli stessi servizi senza cacciare un soldo dalla tasca?
La conseguenza più immediata e diretta è un procedimento di riscossione esattoriale per il recupero del credito. Tradotto in parole semplici significa che il contribuente riceverà la notifica delle famigerate cartelle esattoriali e subirà il pignoramento dei propri beni. Cosa buona è giusta. Perché io cittadino dovrei rivotare alle prossime amministrative l’amministratore che “se ne sta fregando” del fatto che io pago tasse e tributi mentre molti altri invece non li pagano affermando oltretutto che chi le paga è scimunito?