Mistretta, si lavora per l’apertura del “museo” d’arte sacra San Sebastiano

Un progetto in corso di realizzazione che marca la venerazione verso il santo patrono Sebastiano e allarga a Mistretta l’offerta museale. Uno scrigno di storia antica, nella città con un forte senso del sacro, legata ai passati festeggiamenti del Santo più venerato dagli amastratini.

E’ quello a cui lavora, oramai da tempo, il Comitato dei festeggiamenti in onore di San Sebastiano e troverà spazio nel cuore della città amastratina , in un locale prossimo ad una delle più antiche chiese: la chiesa della Santissima Trinità.

La “Casa votiva”, così è stato battezzato il luogo in cui verranno esposti gli antichi reperti utilizzati, negli scorsi secoli per la festa di San Sebastiano: luminarie risalenti alla metà del secolo scorso, antichi rulli utilizzati per facilitare l’uscita e l’entrata dalla chiesa della vara di San Sebastiano, l’urna della prima lotteria per la raccolta fondi per la festa, ed altri strumenti, utensili e congegni utilizzati in passato per la preparazione e lo svolgimento della festa più importante. Un’esposizione permanente dove si lavora anche all’idea di realizzare una fabbrichetta per la produzione dei ceri votivi, che in seguito verranno collocati sulla Varetta di San Sebastiano.

Un progetto in itinere che è già possibile visitare contattando il comitato per i festeggiamenti di San Sebastiano. La “Casa votiva” verrà intitolata a Giuseppe Lo Presti, riconosciuto come lo storico superiore della Varetta di San Sebastiano e Filippo Cuva, un membro della famiglia Cuva – Sanzarello (Sanzarello è cognome delle madre dello stesso) che per moltissimi anni, artigianalmente, realizzarono i ceri votivi che adornavano il fercolo. Un ritorno all’artigianato, al fatto a mano, alla dimensione locale, al chilometro zero che esalta la storia che a Mistretta si racconta con orgoglio anche oggi. La realizzazione dei ceri avverrà ad opera dei portanti della Varetta di San Sebastiano i quali verranno formati dalla maestra Rita Cuva che insieme alla madre e allo scomparso fratello Filippo lavorava nel laboratorio casalingo alla produzione queste candele religiose.

La tradizione è stata mantenuta viva, sino ad oggi, dalla signora Nella La Ganga, (moglie di Filippo Cuva) che assieme al figlio Giuseppe ha continuato nella produzione artigianale di ceri riuscendo a preservare il rito e la tradizione comunitaria incredibilmente importante, per l’unicità e per il valore che si porteranno dietro

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Pubblicato da
Giuseppe Salerno