La questione totem, gli apparati multimediali con touch screen di ultima generazione, posizionati nei luoghi nevralgici della città di Mistretta, che avrebbero dovuto aiutare il turista ad orientarsi fra luoghi caratteristici e fornire ogni utile informazione e notizie sul territorio amastratino, torna a far discutere nel centro nebroideo.
La storia di questi apparecchi, finanziati dall’Assessorato Regionale al Turismo con la programmazione triennale delle opere pubbliche 2011/2013, è una storia vecchia, ma che riesce, ancora, a tenere acceso l’interesse dei cittadini che non riescono a capire come, nonostante il sistema multimediale sia stato testato, collaudato ed il lavoro pagato, non siano mai entrati in funzione e perché il Comune di Mistretta continua a spendere soldi per avvocati e per incarichi di consulenze inutili.
Proprio di oggi, infatti, è la notizia dell’incarico di una consulenza tecnica, affidata ad una società di Palermo, per un importo di 2.440 euro, alla quale è stato affidato il compito verificare le problematiche conseguenti all’esecuzione dei lavori che non consentono ai totem di funzionare e individuare eventuali responsabilità. A questi vanno aggiunti le 2.500 euro assegnati, qualche anno fa, per l’affidamento di rappresentanza legale e circa le 5.000 euro per l’acquisto di gruppi di continuità chiamati anche UPS, apparecchi che avrebbero dovuto consentire di mantenere costantemente alimentati elettricamente, in corrente alternata, i totem collaudati, ma non funzionanti. Ma il problema non venne risolto.
L’importo complessivo del finanziamento, che aveva come scopo quello riqualificare strade e piazze, tramite anche un’adeguata segnaletica e pannelli informativi finalizzati ad una migliore fruizione del centro abitato, ammontava, inizialmente, a circa 512mila euro. Dal quadro economico di perizia, sottratte le economie derivanti dal ribasso d’asta in sede di gara, si evince che sono stati impegnati e spesi 366.374,62 euro. La stranezza – come abbiamo avuto più volte modo di sottolineare – non sta nei costi di realizzazione delle opere, ma nel fatto che questi soldi siano stati spesi, l’opera collaudata e le apparecchiature, di fatto, non hanno mai funzionato. Mai. Nemmeno un giorno.
E si continuano a spendere ancora soldi pubblici per nulla, considerato che le apparecchiature sono state collaudate con tanto di certificazione di regolare esecuzione firmata all’impresa esecutrice dei lavori – alla quale il Comune ha svincolato la polizza fideiussoria che garantiva l’Ente qualora i lavori non fossero stati eseguiti a regola d’arte – che nell’eventualità venisse chiamata a rispondere dell’inattività dei sistemi, assieme ai tecnici e al responsabile del procedimento, potrebbe difendersi affermando che al momento del collaudo funzionava tutto. Ma non è vero. A Mistretta lo sanno anche le pietre.