Il punto di partenza è la discordia. Quando non si cercano e non si trovano soluzioni per cooperare sotto un unico interesse, non può che essere così. Nessun giudizio, nessun dito puntato, nessuna morale. Solo constatazioni che prendono spunto dall’analisi del contesto politico di Mistretta fratturato in più parti, dove non si scorgono intenzioni, nei fatti, d’intraprendere azioni atte a risanare. La colpa è l’aspetto narcisistico di tanti che usa la spaccatura come un meccanismo di difesa centrale.
A riportare l’autostima di ciascuno a livelli accettabili non è bastato neppure il commissariamento di 30 lunghi mesi del Comune. Per le amministrative, attraverso le quali i cittadini vengono chiamati ad eleggere Sindaco e Consiglio Comunale, a Mistretta sono state presentate tre liste, quasi quattro, considerato che una quarta coalizione non è riuscita a presentarsi per delle problematiche scaturite all’ultimo minuto.
Dunque sono tre le liste civiche, quasi quattro come abbiamo detto, con un numero esagerato di candidati per Mistretta. Qualche ottimista traduce tutto ciò in: maggiore rappresentatività, democrazia ed interesse collettivo per il paese. Per qualcun altro, invece, più pessimista, o realista, tale situazione non fa che rispecchiare una concreta divisione sociale in costante aumento, che percepisce solo chi vive in città, conosce fatti e soggetti interessati. La stessa divisione sociale, generata da una politica commediante che ha portato, o contribuito, allo scioglimento del Comune di Mistretta per infiltrazioni mafiose.
La progressiva degenerazione dello stato delle cose, per la colpevole opera di qualcuno, è sotto gli occhi di tutti e fa apparire la politica, anche quella sana, come palcoscenico della contrapposizione e delle esternazioni disarticolate dei soggetti politici che stanno ottenendo solo il risultato del disamore e di una crescente antipatia verso di loro che invece dovremmo, in presenza di un diverso atteggiamento, riconoscere quali nostri rappresentanti democratici.
Quello che manca, oggi, nella comunità amastratina è l’associazione tra persone accomunate da una medesima visione, identità, linea o finalità politica di interesse pubblico. Quello che si percepisce è solo contrapposizione politica e ostilità, dentro e fuori dalla militanza politica di ordinanza, un meccanismo di difesa relativamente comune per qualcuno che, oltre la politica, non sa fare altro nella vita. Qualcuno con disordine di personalità al limite del lecito.
E’ chiaro che nulla passa inosservato all’occhio attento della Prefettura, che attraverso lo scioglimento degli organi elettivi nel marzo del 2019, ha inteso interrompere un sistema fatto di scelte e comportamenti poco chiari e discutibili. Il resto, quello che afferma qualche militante di parte, sono solo chiacchiere. Il Comune è stato sciolto anche per mala gestio, per la terrificante gestione. Non lo diciamo noi, lo dice un rapporto della Commissione d’accesso al Comune e lo conferma la Triade commissariale che regge le sorti del comune amastratino da 30 mesi.
Ricordiamo a qualcuno più distratto, o a chi pensa di amministrare il Comune di Mistretta ad esclusivo interesse di pochi, con la leggerezza e l’approssimazione usata nell’ultimi anni, che, secondo le disposizioni previste dal Codice Antimafia, l’Ente Locale sciolto per infiltrazioni della criminalità organizzata verrà tenuto sotto stretta osservazione da parte dello Stato nei cinque anni successivi allo scioglimento.