“Il cerchio magico dell’ex Presidente degli industriali siciliani Antonello Montante era una sorta di loggia alla quale faceva anche parte anche il dottore Antoci”. E’ quanto affermato stamattina da Nello Musumeci, attuale ministro della Protezione civile e per le politiche del mare del Governo Meloni, a Caltanissetta, nella deposizione, come teste, al processo sul cosiddetto “Sistema Montante”, che vede imputato l’ex presidente di Confindustria Sicilia ed esponenti di forze dell’ordine, della politica e dell’imprenditoria.
«L’ex presidente del Parco dei Nebrodi, che vive sotto scorta dopo essere sopravvissuto a un agguato mafioso ne faceva parte e insieme a Montante era uno degli apostoli dell’antimafia in Sicilia» ha dichiarato Musumeci. «Ho proceduto poi a rimuovere il dottor Antoci dal Parco dei Nebrodi».
L’ex Presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta «era l’esecutore» dell’ex senatore «Giuseppe Lumia» – dice Musumeci proseguendo nella sua deposizione, ribadendo ancora che il “cerchio magico” di Montante era “una sorta di loggia” dove «ognuno aveva un ruolo e tutti si lavorava per mantenere saldo il controllo del potere». «Potere politico ed economico – ha spiegato. Nel governo Crocetta, il potere politico era curato dal senatore Lumia, perché Crocetta era una sorta di esecutore e il potere economico era curato da Antonello Montante».
Poi Musumeci, rispondendo al pm Davide Spina ha affermato: «Il segretario generale della Regione faceva parte del “cerchio magico” e per un certo periodo anche Fiumefreddo», parlando di Antonio Fiumefreddo. E poi ha sottolineato: «Gli uomini del dottore Montante avevano un ruolo importante nella gestione dei rifiuti. Era un’influenza strutturale non politica».
Relativamente al suo primo incontro con l’ex leader di Confindustria, condannato a 8 anni di carcere per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, e accesso abusivo al sistema informatico, Musumeci ha raccontato: «Mi chiese dei miei figli. Gli raccontai di mio figlio morto giovanissimo per un infarto e dell’altro mio figlio che faceva l’attore ed era all’avvio della sua carriera artistica. Lui mi disse che se volevo, poteva parlare con il direttore artistico del Teatro Stabile di Catania. A chiusura del primo incontro mi disse cosa volevo che lui facesse per me. Io dissi nulla e che semmai poteva organizzare un incontro con i vertici della sua associazione. Avevo interesse a far saltare questo patto tra il mondo imprenditoriale da una parte e la sinistra dall’altra. Incontrare ed entrare in un dialogo con il mondo imprenditoriale per me significava aprire una pagina nuova. Mostrò disponibilità e mi fissò un altro incontro in agosto 2015 e incontrai il rappresentante dell’organizzazione. Fu un incontro più da presentazione che da confronto con l’impegno che ci saremo rivisti. Impegno che non si è poi concretizzato».
Musumeci ha poi detto che «Montante faceva sempre notare nei suoi discorsi che disponeva di tante amicizie e che se avessi avuto bisogno, poteva intervenire lui. Mi disse che il direttore di Panorama Giorgio Mulè era suo cugino e che se avevo bisogno di una sua intervista poteva intervenire lui. Io dissi che semplicemente avrei voluto che la stampa non avesse pregiudizi nei miei confronti. Dopo qualche tempo – ha ricordato l’ex presidente – ricevetti in effetti la chiamata di Mulè, ma non rilasciai alcuna intervista».