Nebrodi, la pandemia riporta in primo piano le carenze di un territorio abbandonato
Ora che il Covid 19 è arrivato e si è imposto anche sui Nebrodi, seminando panico e apprensione in una comunità come quella di Galati Mamertino, scatenando preoccupazione e ansia per il futuro, polemiche e prese di posizione sulla necessità o meno di istituire la zona rossa. Ora, insomma, che i Nebrodi hanno scoperto di non essere immuni e le comunità cominciano a fare i conti con la vera emergenza sanitaria, è arrivato il momento di fare una riflessione di sistema.
Le notizie che arrivano sul fronte dell’assistenza sanitaria non sono affatto buone. E non potevano esserlo diremmo noi perché non lo sono state in altre, tante, circostanze: non lo sono perché sui Nebrodi manca un vero sistema di assistenza sanitaria, domiciliare, adeguato a una realtà periferica e, passateci il termine, marginale quale i Nebrodi sono. E’ un tema serio, molto serio che nessuno ha voluto affrontare adeguatamente negli anni scorsi.
L’emergenza attuale fa riflettere su molte altre questioni che in passato sono state evidenti ma forse sottovalutate. Vogliamo fare un esempio? Le cure per i malati di cancro. Domanda: dove si trova l’ospedale più vicino per garantire cure adeguate per queste patologie? Da anni c’è un acceso dibattito sull’ospedale di Sant’Agata di Militello e spesso ci è sembrato che lo si volesse trattare come un inutile costo, un presidio da ridimensionare se non addirittura da chiudere. Oggi diventa più evidente che invece serve un presidio ospedaliero ben attrezzato ed efficiente, con personale qualificato e competente, con attrezzature adatte a tutti i tipi di emergenza. La politica che ha occupato manu militari il sistema sanitario negli anni ha dimostrato tutta la miopia possibile pensando più a rafforzare sistemi di poteri e privilegi che a una pianificazione di medio-lungo termine. Ma purtroppo il discorso, da queste parti, vale anche per altri servizi essenziali: i trasporti, per esempio. Perché questa può essere certamente l’occasione per riflettere su una comunità che è quella dei Nebrodi di cui Galati Mamertino è un pezzo, certamente importante anche se ormai da anni ha perso il peso politico che aveva un tempo.
In questi giorni abbiamo assistito a una sgradevole caccia all’untore come se solo i galatesi potessero essere appestati: anche questo atteggiamento fa parte di una certa arretratezza culturale, purtroppo. Il virus, lo vogliate o no, è tra noi: bisogna fare attenzione e rispettare le regole. Punto. Come avete visto basta poco perché si sviluppi un focolaio e può succedere ovunque: non bisogna tenere lontani i cittadini di Galati ma gli imbecilli e sbruffoni che fanno finta di niente, che non rispettano non dico le leggi ma le norme di buon senso.
Ultima considerazione. La buona volontà, sempre apprezzabile per carità, non sempre porta a ottimi risultati e in un mondo interconnesso come quello in cui viviamo, almeno dal punto di vista della comunicazione, le parole, i discorsi, gli interventi e le interviste anche a giornali locali hanno una rilevanza enorme. Così, diremmo senza voler offendere nessuno, che è stato sottovalutato il tema della comunicazione di emergenza che ha tecniche, logiche, tempi particolari. Le parole hanno un peso e la si smetta di dare sempre la colpa ai giornali che non sono certamente santuari della verità ma non possono certo diventare il capro espiatorio per coprire gli incompetenti e in qualche caso persino i disonesti.