Italia Nostra Presidio Nebrodi, con una lettera inviata nei giorni scorsi alla nuova Amministrazione comunale di Patti, guidata dal neo eletto sindaco Carmelo Gianluca Bonsignore, segnala ancora una volta lo stato di grave degrado in cui versa l’antica Fornace di Patti Marina, una delle ultime testimonianze della plurisecolare tradizione di produzione ceramica e di archeologia industriale nel nostro territorio. La Fornace ancora oggi superstite, sottoposta a doppio vincolo nel lontano 1985 dalla sezione etno-antropologica e architettonica dalla Soprintendenza di Messina è stata abbandonata ad un lento degrado e non ha mai ricevuto alcun intervento per la sua salvaguardia.
Italia Nostra Presidio Nebrodi, pertanto, lancia un appello all’Amministrazione Comunale affinchè quest’ultimo baluardo di questa antica tradizione non vada perduto e propone di intervenire per l’acquisizione, il recupero, e il restauro di questa Fornace superstite di una schiera di Fornaci che, un tempo, si susseguivano le une alle altre, lungo l’attuale via Luca della Robbia e che sono state abbattute negli anni ottanta. La Fornace di via Pacini, di proprietà privata, nonostante il grave stato di degrado in cui si trova, conserva ancora, al suo interno, quasi intatta l’architettura dei forni che si disponevano su due piani secondo le varie fasi della cottura.
Esattamente un anno fa crollava il muro esterno della Fornace e a seguito di un nostra urgente richiesta di sopralluogo alla Soprintendenza di Messina e all’Assessore Regionale ai Beni Culturali venne effettuato un sopralluogo cui, purtroppo, non ha avuto seguito alcun intervento di messa in sicurezza né di recupero del bene, nonostante, nel frattempo Italia Nostra abbia lanciato una petizione on line per la salvaguardia e il recupero della Fornace arrivando a raccogliere ben 10.000 firme, inviate all’Assessore Regionale ai Beni Culturali.
A sostegno della petizione si sono schierati storici, studiosi delle tradizioni popolari, cultori locali, abitanti del luogo e pattesi residenti altrove, ma anche semplici cittadini siciliani e di varie parti d’Italia, sensibili al tema della salvaguardia dei beni culturali.
“Secondo quanto previsto dal codice dei Beni Culturali – ribadisce Italia Nostra – il proprietario di un bene vincolato è obbligato a garantirne la conservazione ma la Regione, in caso di inadempienza, può imporre al proprietario gli interventi necessari per assicurare la conservazione del bene oppure può provvedervi direttamente ponendo gli oneri a carica della proprietà.
Infine secondo quanto prescritto dall’articolo 95 della stessa Legge 142/2004 l’Amministrazione regionale, se sussistono motivi ostativi alla vendita dell’immobile all’Ente pubblico da parte del proprietario, in considerazione della sua inadempienza a conservare e tutelare il bene culturale, potrebbe utilizzare la procedura dell’esproprio, procedura di cui ci si potrebbe avvalere, per una causa di interesse pubblico, considerato il valore identitario del sito e il degrado in cui si trova l’immobile attualmente, così come è avvenuto in precedenza per altri beni culturali quali l’esproprio da parte della regione, della Tonnara di Panagia, a Siracusa, negli anni ottanta.
Una volta acquistata la Fornace e divenuto il bene di proprietà pubblica sarebbe possibile attingere ai numerosi fondi pubblici regionali, nazionali o comunitari destinati al recupero degli immobili facenti parte del patrimonio culturale per realizzare un Museo della Ceramica. All’interno dell’ambiente museale, restaurata la tipica struttura della Fornace di Patti Marina, si potrebbe creare un percorso didattico sulle tecniche, gli usi, i costumi legati alla lavorazione dell’argilla e una sezione relativa al materiale iconografico, archivistico e oggettuale ancora esistente. Oppure, ancora, dei laboratori dove apprendere l’arte della produzione ceramica artigianale.
Potrebbe, inoltre, avere la propria naturale collocazione parte della splendida collezione di circa 700 pezzi di ceramica pattese costituita da almeno una cinquantina di forme vascolari che l’Amministrazione Comunale ha acquistato in passato e che attualmente si trova, impropriamente, nei locali del convento di San Francesco, al di fuori del suo contesto naturale.
Non è più derogabile, ormai, a nostro parere, avviare un’azione di interlocuzione con il proprietario e con l’Assessore Regionale ai Beni Culturali finalizzata all’acquisizione alla proprietà pubblica dell’antica Fornace rimasta in vita, pur se in condizioni di grave degrado, recuperandola e destinandola a Museo della ceramica, così come si sta procedendo, ad esempio, da parte dell’Assessorato ai Beni Culturali con lo “Stazzuni” di Partanna, in provincia di Trapani, un edificio risalente ai primi del novecento dove si lavorava l’argilla per la produzione delle tegole e il cui recupero sarà destinato ad una funzione museale e didattica.
Con riferimento a tale recupero riportiamo le dichiarazioni di stampa rilasciate dall’Assessore Regionale ai Beni Culturali e dell’Identità al riguardo, nell’agosto del 2020, che evidenziano l’importanza di questa antica tradizione: “La lavorazione tradizionale del “cotto” rientra nell’ambito di quella “cultura materiale” per cui manufatti, strumenti, utensili e strutture murarie, in ogni modo impiegate per la realizzazione di oggetti in argilla, sono da considerarsi beni culturali che raccontano la storia di un territorio, la sua operosità, la capacità di fare impresa, le tecniche produttive le relazioni economiche con il territorio”.
La stessa identica cosa, riteniamo, si potrebbe riproporre anche con la Fornace di Patti Marina, le cui tradizioni sono molto più antiche. Si potrebbe avviare, nel contempo, una mappatura dei luoghi più significativi della produzione ceramica siciliana con un idoneo itinerario turistico che potrebbe rappresentare anche un momento di crescita economica e culturale della nostra isola. L’Associazione, pertanto, facendosi interprete del forte sentire comune espresso in modo pressante dalle migliaia di firme raccolte, fa appello alla nuova Amministrazione Comunale affinché dia un segno tangibile di cambiamento rispetto al passato nella salvaguardia e recupero dei nostri beni culturali e nel contempo chiede alla stessa un urgente incontro sull’argomento” – conclude Italia Nostra.