Avremmo dovuto titolare: “Tampone negativo a Capizzi, si grida al miracolo”, ma dopo le diverse testimonianze raccolte tra gli abitanti del piccolo centro montano dei Nebrodi, abbiamo cambiato idea. E vi spieghiamo il perché.
Il 24 aprile sulla pagina del Comune di Capizzi, il sindaco, Leonardo Principato Grosso, ufficializza e rende noto alla cittadinanza che un cittadino capitino è risultato positivo al test del Coronavirus. L’uomo, un operatore sanitario operante in una RSA di Leonforte, dalle informazioni che siamo riuscite a raccogliere, lo scorso 8 aprile a scopo precauzionale, pur essendo asintomatico, era stato sottoposto a tampone oro/nasofaringeo.
In attesa dell’esito del test l’uomo pare abbia continuato a fare la vita di tutti i giorni. Sono tante infatti le segnalazioni, giunte a questo giornale, dopo l’ufficializzazione della notizia del primo caso positivo a Capizzi, con le quali diversi cittadini, nel periodo intercorso tra il tampone e l’esito dello stesso, dall’8 al 24 aprile, giurano di aver visto il soggetto interessato in giro per il piccolo centro. Noi non lo sappiamo, ma se così fosse, la cosa assumerebbe un aspetto al quanto inquietante.
È proprio quest’ultima situazione, appena si sparge in giro la notizia, a far scattare la psicosi generale tra gli abitanti del centro nebroideo. Il fatto che l’operatore sanitario dell’RSA leonfortese fosse stato visto di frequente per le vie della cittadina, fa il giro delle case, come il giro delle case fa la notizia che lo stesso soggetto, tra l’esecuzione del tampone e la risposta del test, conducesse la vita di tutti i giorni. Quella, per intenderci, che conduce un normale cittadino capitino che, nell’ambito delle restrizioni imposte dalle autorità per l’emergenza Covid-19, esce di casa per fare la spesa, per comprare le sigarette, per ritirare le medicine in farmacia, ecc. Ma in questo caso non parliamo di un cittadino comune. Parliamo di un operatore sanitario di un’RSA. Basta accendere la televisione per vedere il caos che si è venuto a determinare in troppe strutture del genere, in tutta Italia, per capire con quale facilità si è propagato il virus nelle residenze sanitarie assistenziali e intuire i rischi ai quali sono esposti gli operatori sanitari che lavorano in tali strutture.
Questo fatto è stato l’elemento determinante. L’elemento che ha fatto scattare la giustificata psicosi in molti abitanti di Capizzi, che hanno definito irresponsabile i comportamenti dell’uomo. Gli stessi abitanti che hanno segnalato a questa testata giornalistica un altro interessante aspetto della vicenda. L’esito del tampone sull’operatore sanitario capitino è arrivato giorno 24 aprile e nella stessa giornata è stato rifatto il secondo tampone il cui risultato, a distanza di 24 ore, è negativo. Per il primo test occorrono 16 giorni, per il secondo 24 ore. Quello che non è chiaro a molti e l’incoerente tempistica tra il primo tampone ed il corrispondente risultato ed i tempi del secondo test (16 giorni con 24 ore) tanto da generare l’idea, in qualcuno più maligno, che il secondo esame, risultato negativo, potrebbe avere delle sfumature a tratti sospette. A coloro i quali sollevavano queste illazioni abbiamo consigliato di rivolgersi alle forze di Polizia e non ai giornali. Ovviamente noi non crediamo e non insinuiamo a nulla, confidiamo nel lavoro delle ASP, ma se quello che si dice in giro destabilizza, agita, inquieta, in quanto cronisti, non possiamo far altro che riportarlo.
Noi crediamo, o meglio sappiamo, che la gente non è tutta uguale, come spesso si dice. Ciascuno di noi ha i propri Santi in paradiso, i propri riferimenti e ogni santo incide in sugli andamenti delle situazioni, in maniera diversa. Si sa: “c’è un santu cchiù di n’autru”. Quindi è possibile che per questa situazione, per placare rapidamente lo stato d’agitazione e la psicosi tra i capitini, qualcuno si sia rivolto a qualche santo “miraculusu” che in 24 ore è riuscito a far arrivare un risultato in tempi record, per il quale solitamente occorrono giorni.
Sull’esito del test, invece, leggendo quanto riportato dal primo cittadino nella pagina Facebook del Comune di Capizzi: “Ciò mi rende particolarmente felice e ci fa capire ancora una volta come il nostro Santo Protettore San Giacomo, non ci abbandona mai neanche nei momenti più bui”, e la condotta del prete del paese che, ci riferiscono, abbia suonato a festa le campane, pare sia stata opera di San Giacomo, il santo protettore di Capizzi.