Processo Alastra, rese note le motivazioni della sentenza di primo grado
“Condannati per aver fatto parte, in concorso, dell’associazione mafiosa denominata «Cosa Nostra» avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento ed omertà che ne deriva, per commettere delitti contro la vita, l’incolumità individuale, la libertà personale, il patrimonio, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o, comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, di appalti e servizi pubblici, per realizzare profitti e vantaggi ingiusti per sé e gli altri, per intervenire sulle istituzioni e la pubblica amministrazione. Con l’aggravante dell’articolo 416 bis commi quarto e sesto, trattandosi di associazione armata e di attività economiche finanziate in parte con il prezzo, il prodotto e il profitto di delitti”.
È la sintesi estratta dalle 203 pagine in cui sono riportate, soggetto per soggetto, le motivazioni della sentenza di condanna, in primo grado, per 7 degli 11 imputati del processo scaturito dall’operazione antimafia «Alastra» ai quali sono stati inflitti condanne per 66 anni e 10 mesi di carcere. Condanna emessa dal Tribunale di Palermo lo scorso 16 febbraio.
Si chiude così il primo capitolo che vede condannati i principali protagonisti dell’inchiesta che il 30 giugno 2020 portò al fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, 11 persone ritenute, a vario titolo, responsabili di “associazione mafiosa, estorsione, trasferimento fraudolento di beni, corruzione, atti persecutori, furto aggravato e danneggiamento”
All’esito del processo, con rito abbreviato, il Tribunale di Palermo ha inflitto 12 anni e 5000 euro di multa a Giuseppe Farinella, figlio di Domenico, detto “Mico” e nipote di Peppino Farinella, capo della famiglia di San Mauro Castelverde e un tempo membro della Commissione mafiosa siciliana. 6 anni al padre Domenico, mentre 16 anni di reclusione e 7.200 euro di multa, sono stati inflitti a Giuseppe Scialabba.
Il castelluccese Antonio Alberti è stato condannato a 10 anni di reclusione e 4000 euro di multa, mentre al tusano Gioacchino Spinnato vengono inflitti 4 anni di carcere. Per Francesco Rizzuto 10 anni e 4000 euro di multa; 8 anni e 10 mesi invece per Mario Venturella. Assolti per non aver commesso il fatto Rosario Anzalone e Vincenzo Cintura. Arianna Forestieri assolta perché il fatto non costituisce reato mentre per Francesca Pullarà il giudice ha ritenuto non doversi procedere per intervenuta prescrizione del reato.