Si è conclusa qualche ora fa, nell’aula 24 del tribunale di Palermo, l’udienza preliminare del processo Alastra che vede interessati 13 indagati, nell’ambito dell’omonima inchiesta, che il 30 giugno 2020 portò al fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, 11 persone ritenute, a vario titolo, responsabili di associazione mafiosa, estorsione, trasferimento fraudolento di beni, corruzione, atti persecutori, furto aggravato e danneggiamento.
Il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Palermo, Annalisa Tesoriere, ha preso in carico le richieste di rito abbreviato presentate da 11 dei 13 legali degli indagati. I soli ad avvalersi del rito ordinario sono stati Giuseppe Antonino Dimaggio – accusato di aver minacciato, in concorso con Spinnato e Scialabba, Nunzio Giambelluca – e Giuseppe Rubino – l’ispettore della polizia penitenziaria accusato di corruzione perché, secondo i Pubblici Ministeri, in cambio dei suoi “servigi” avrebbe ottenuto un orologio da Domenico Farinella – assistiti rispettivamente dagli avvocati Santo Trovato del Foro di Patti e Luca Angeleri del Foro di Pavia.
Domenico Farinella, detto Mico, suo figlio Giuseppe, Antonio Alberti, Rosolino Anzalone, Vincenzo Cintura, Arianna Forestieri, Francesca Pullarà, Francesco Rizzuto, Giuseppe Scialabba, Gioacchino Spinnato e Mario Venturella hanno fatto richiesta dunque di rito abbreviato, il procedimento penale speciale previsto dall’articolo 438 del Codice di procedura penale che prevede che l’imputato possa chiedere al giudice di rinunciare alla fase di dibattimento in cambio di un considerevole sconto di pena. Se le richieste verrebbero accolte, da un lato, si verrebbe a determinare una riduzione della durata del processo, dall’altro, il procedimento impedirebbe agli imputati di fornire delle prove a propria discolpa portando il giudice ad emettere la sentenza sulla base degli atti acquisiti prima delle conclusioni finali.
Lunghissimo l’elenco di ammissione alla costituzione delle parti civili sul quale il GUP probabilmente riuscirà a sciogliere la riserva nell’udienza fissata per il prossimo 10 giugno, giorno in cui verranno trattate e valutate le questioni preliminari relative alle competenze territoriali del tribunale di Palermo, in ordine all’indagato Rubino e il rinvio a giudizio o il non luogo a procedere per lo stesso e per il Dimaggio.
Tra le associazioni “Sos Impresa – Rete per la legalità Sicilia”, Acis Sant’Agata Di Militello – Nebrodi”, rappresentate entrambe dall’avvocato Salvatore Mancuso, “Sos Impresa” Palermo, con l’avvocato Maria Luisa Martorana, e alcuni imprenditori parti offese nel procedimento con la rappresentanza degli avvocati Fausto Amato e Angelo Tudisca. Tra le richieste di costituzione di parte civile anche quelle di numerose associazioni tra cui la palermitana Addio Pizzo ed il Comune di Castel di Lucio, Castelbuono e Pollina.
Stupore ha destato l’assenza nell’elenco delle richieste di ammissibilità alla costituzione parte civile del Comune di San Mauro Castelverde. Al momento l’Ente non manifesta nessuna volontà di ottenere dagli imputati e dai responsabili civili il risarcimento dei danni prodotti dal reato, non costituendosi in quello che molti hanno definito uno dei più importanti processi di mafia incentrati su scenari criminali del mandamento maurino, regno incontrastato della famiglia Farinella. Cosa che il Comune potrà ancora fare prima del compimento degli adempimenti di cui all’art. 484, ossia prima dell’inizio al dibattimento.
All’udienza preliminare erano presenti il vice presidente nazionale di “Sos Impresa – Rete per la legalità” Pippo Scandurra, ed il presidente dell’Acis di Sant’Agata Di Militello Giuseppe Foti, coordinatore regionale di Rete per la legalità.
“La costituzione di numerose parti civili è sempre un segnale significativo di presenza sul territorio al fianco delle vittime di racket e usura – ha commentato Scandurra –. L’auspicio importante è che comunque le associazioni siano vive sui territori di appartenenza accompagnando concretamente e fattivamente gli imprenditori nel difficile percorso della denuncia e dell’affrancamento dall’oppressione della criminalità”.