Raddoppio ferroviario Patti-Castelbuono, Laccoto torna all’attacco
Sul raddoppio ferroviario nel tratto compreso tra Patti-Castelbuono, torna ad intervenire il deputato all’Ars Giuseppe Laccoto. L’esponente politico, dopo una mozione presentata lo scorso autunno, riaccende i riflettori proprio sul mancato raddoppio di quel tratto di poco più di ottanta chilometri tra le due località tirreniche. Una strozzatura per l’intera linea costiera che collega Messina e Palermo. Intanto per lunedì 11 luglio è prevista una pubblica assemblea organizzata dal consigliere comunale di Tusa, Domenico Sammataro, presidente del Comitato per La Sicilia e dal Comune di Sant’Agata Militello.
“Il completamento del raddoppio ferroviario nella tratta Patti Castelbuono deve rappresentare una priorità e non finire del dimenticatoio – afferma Laccoto. L’alta velocità programmata nel tragitto Palermo-Catania-Messina deve far fronte a numerose complessità ed è quindi necessario concentrare risorse ed energie su quel tratto di 80 chilometri tra Messina e Palermo che attraversa un territorio dalle straordinarie potenzialità turistiche.
In questi anni ho persentato interrogazioni parlamentari e mozioni chiedendo di sfruttare i fondi europei per realizzare il completamento del raddoppio ferroviario nella tratta Patti-Castelbuono. Se si fosse approvata la mozione che ho presentato l’1 ottobre 2021 probabilmente a quest’ora avremmo compiuto qualche passo avanti nella definizione dello studio di fattibilità e del progetto esecutivo di completamento.
Eppure, dei 20 miliardi di euro destinati alla Sicilia dal piano industriale 2022-2031 del Gruppo Ferrovie dello Stato, la tratta Palermo Messina non è stata nemmeno presa in considerazione. I margini ci sono ancora, se il governo regionale muovesse passi decisi avviando interlocuzioni ai massimi livelli con i ministeri competenti e con le Ferrovie dello Stato. Il completamento del raddoppio ferroviario tra Patti e Castelbuono – conclude il deputato brolese- costituirebbe una svolta dal punto di vista economico e turistico per una parte di territorio che, a fronte di potenzialità notevoli di sviluppo, paga ritardi infrastrutturali e di collegamento ormai cronici”.