Recovery, Antoci: “Mafie proveranno a sfruttare occasione irripetibile”
“Le mafie cercheranno di sfruttare l’occasione ghiotta di mettere le mani sui finanziamenti europei del Recovery fund. Occorre ripartire in sicurezza, ossia bilanciando esigenze di procedure snelle e rispetto delle regole, per evitare che la criminalità organizzata si infili in un affare senza precedenti, in un’occasione irripetibile”. A lanciare l’allarme sul pacchetto di aiuti da 200 miliardi di euro destinato all’Italia è Giuseppe Antoci, ex presidente del Parco dei Nebrodi e attuale presidente onorario della Fondazione Caponnetto, vittima il 18 maggio 2016 di un attentato mafioso insieme alla scorta.
La sua ‘colpa’ è aver spezzato l’omertà e aver introdotto un protocollo per l’assegnazione degli affitti dei terreni che prevede la presentazione del certificato antimafia anche per quelli di valore a base d’asta inferiori a 150.000 euro. Un’idea poi recepita dal nuovo Codice antimafia e applicata in tutta Italia, oltre che fonte di ispirazione in Europa. “L’esigenza di far ripartire velocemente il Paese porta con sé il rischio fortissimo che la mafia sfrutti questa opportunità”, approfittando di procedure semplificate. La criminalità si serve di tutto, anche della pandemia “con il mafioso che torna a vestire i panni del finto benefattore e con tassi usurai strozza e rileva le imprese in difficoltà” trasformando i proprietari in burattini.
Una mafia che Antoci guarda dritto negli occhi nelle aule di giustizia dopo l’operazione ‘Nebrodi’, la più imponente indagine sul fronte dei fondi europei dell’agricoltura in mano alle mafie con un centinaio di arresti. Chi ha scelto il rito abbreviato ha avuto condanne fino a 24 anni. “Sono soddisfatto della sentenza, ma aspetto le altre”, rivela mentre è ancora in corso a Messina il processo con rito ordinario che riguarda oltre 90 imputati tra boss, insospettabili professionisti e gregari dei clan.
La sua forza non è quella di un simbolo, ma di un uomo comune che ha scelto di stare dalla parte delle regole. “Di grandi eroi ne abbiamo avuti abbastanza, ora c’è bisogno di premiare la normalità di chi nel silenzio è un esempio, delle persone su cui non si accedono i fari della ribalta ma decidono di denunciare”, dice Antoci, presidente del comitato d’onore del premio ‘Magna Grecia Awards’ – venerdì 25 giugno si terrà a Bari la premiazione della
24esima edizione – che celebra chi è un esempio positivo nello sport, nella moda, nella cultura, nella musica e nel giornalismo.
“E un premio che mette al centro il valore della scelta della persone. Io volevo fare il presidente del Parco dei Nebrodi non dedicare la mia vita alla lotta alla mafia, ma la normalità delle mie scelte mi hanno portato a questo, a vivere sotto scorta con la mia famiglia. Non sono un eroe, io non ho fatto altro che fare il buon genitore. Se avessi continuato a stare in silenzio sarei morto ogni giorno. Non auguro a nessuno la mia vita, sono sette anni che non faccio un bagno al mare, ma sapere che il mio protocollo funziona e porta risultati è una carezza al cuore”.
Un vanto da aggiungere all’onorificenza “per la sua coraggiosa determinazione nella difesa della legalità e nel contrasto ai fenomeni mafiosi” ricevuta dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, oltre ai numerosi premi, al tributo della stampa estera e dei tanti italiani che non ha mai avuto dubbi sul suo operato. Morire una sola volta e non ogni giorno forse ne vale la pena. “Lo Stato è sempre al mio fianco e per le istituzioni stavo morendo. Non sono più un uomo libero, ma lo sono più di tanti che sulla lotta alle mafie hanno solo fatto chiacchiere e carriere. La lotta alle mafie è un dovere morale. Da quello bisogna ripartire”, conclude Giuseppe Antoci.