Rubens in mostra a Troina Il pittore per la prima volta in Sicilia

Le opere di Rubens e altri artisti dell’età della Controriforma in mostra dal prossimo 23 aprile fino al 31 luglio 2017, presso la Torre Capitania. Il pittore fiammingo approda per la prima volta in Sicilia. L’inaugurazione della mostra avverrà sabato 22 aprile alle 17.30.

Per il terzo anno consecutivo, dopo le esclusive mostre di Robert Capa e su Tiziano, la cittadina nebroidea si prepara ad ospitare un’altra prestigiosa iniziativa culturale dal titolo “Rubens e la pittura della Controriforma”.

La locandina della mostra

La scelta quest’anno è caduta su Rubens, grande innovatore e antesignano del barocco, come spiega Paolo Giansiracusa, professore universitario, ordinario di Storia dell’Arte, critico d’arte e curatore della mostra “con l’inaugurazione della mostra in omaggio a Tiziano è nato a Troina il Museo Civico d’Arte Moderna accolto negli spazi, appositamente, progettati per eventi espositivi all’interno della Torre Capitania. Tra le mura robuste di un gioiello architettonico singolare, appartenente alla prima fase dello stile normanno in Sicilia, nel 2016, migliaia di cittadini, visitatori, studiosi, studenti e docenti, hanno potuto ammirare la luminosità e l’espressione dell’arte rinascimentale. Quest’anno in linea con gli intenti iniziali, i cui sviluppi sono stimolati ed attesi da tutta la comunità locale e dal mondo scientifico, d’intesa con il curatore storico-artistico, si è pensato di proporre l’ampliamento stilistico e cronologico del progetto culturale intrapreso. Se infatti con Paolo III e Tiziano furono esaminati i segnali di apertura e rinnovamento previsti dalla Controriforma, quest’anno è stato naturale pensare all’applicazione visuale dei concetti innovativi. E’ per tale ragione che abbiamo pensato a Pieter Paul Rubens come perno centrale di un ragionamento culturale che tocca le radici religiose, sociali ed artistiche dell’età barocca.”

Pieter Paul Rubens, pittore fiammingo di fine Cinquecento inizio Seicento, definito da esperti e critici d’arte come: “il pilastro della pittura fiamminga”, “l’archetipo del barocco europeo”, “il prototipo degli artisti cortigiani”, “il pennello d’assalto della Controriforma”; seppe unire in una originale sintesi le tendenze classiciste e l’attenzione per la realtà naturale, con grande impegno e continue ricerche tonali e cromatiche, creando la pittura barocca. Una pittura giocata su composizioni molto ricche, complesse ed originali che non sfuggono allo spettatore.

Importante fu la sua opera durante la Controriforma. L’Europa nel XVI ha vissuto momenti concitati e segnati da guerre di religione, combattute anche a suon di pennelli. A quel tempo, la Chiesa della Controriforma faceva di tutto per ornare gli altari con pale sontuose, in polemica culturale con i protestanti che invece spogliavano i luoghi di culto. In questo periodo storico, segnato dai mutamenti religiosi, Rubens, nonostante fosse nato in Germania da una famiglia protestante olandese profuga, proprio, per motivi religiosi, capì che “un artista doveva stare con chi ordinava le pale d’altare, non con chi le toglieva”.  Grazie alla protezione di Alberto d’Asburgo, signore della parte cattolica delle Fiandre, con la creazione della ditta di Anversa ed il successo sul mercato dell’arte, sacra e profana Pieter Paul Rubens divenne un importante e rinomato artista.

“La pittura della Controriforma – spiega Giansiracusa -, deve la sua fortuna stilistica ed espressiva agli ordini religiosi e in particolare ai francescani che, meglio di altri, seppero comprendere e far tradurre con linguaggio semplice il nuovo messaggio. Non più Assunzioni e Annunciazioni, ma Crocifissioni e scene di martirio, pentimento, contrizione. Non più la bellezza compiuta dalla solarità piena  ma l’umanità sofferente con  le sue ferite, i lamenti e le privazioni. La tavolozza perde gli azzurri e i verdi degli scenari rinascimentali e si carica di porpora sanguigna, di tinte terrose, di ombre cimiteriali in cui, come luce di salvezza, appare l’Eterno. Fiamma che accompagna l’estasi, luce che anticipa la rinascita dell’essere. Gli artisti meglio di altri seppero raccontare le tensioni spirituali della loro età e ancora oggi le loro opere ne sono puntuale rivelazione. I visitatori – aggiunge Giansiracusa -, non mancheranno di notare la differenza sostanziale tra le opere di impostazione canonica, apprezzate nella precedente esposizione, e quelle libere della mostra in cantiere”.

All’interno della mostra, inoltre, saranno presenti anche le opere di altri artisti delle controriforma, infatti “alle opere di questo grande maestro del Nord – anticipa Giansiracusa -, che visse per molto tempo in Italia, raccogliendo le tensioni innovative e le nuove istanze della fede, abbiamo affiancato un nutrito gruppo di dipinti appartenenti ai migliori artisti europei vissuti, in buona parte, a cavallo del Cinquecento e del Seicento. Ci riferiamo a Gerrit Van Honthorst, Pietro Novelli, Salvator Rosa, Luca Giordano, Semplice da Verona e ad un artista che ebbe modo di lavorare per la nostra Troina, Scipione Pulzone.”

I dipinti, ad olio su tela, saranno in totale undici: due di Rubens, una di Salvator Rosa, una di Pietro Novelli, due di Scipione Pulzone , una di Luca Giordano, una di Gherardo delle Notti e due di Semplice da Verona. Di Rubens si potranno ammirare “ La Madonna con bambino” (1617-18) e “Lot e la sua famiglia in fuga da Sodoma” (1615). Fuori mostra, sarà esposto anche il dipinto di Tiziano, “Ritratto di Paolo III Farnese col comauro” (1543), donato da Ugo Miano, erede del celebre artista troinese Gaetano Miano (detto Miani), alla Città di Troina.

Troina, Civitas Vetustissima, con questo genere di eventi negli ultimi anni ha guadagnato il titolo di “capitale culturale della Sicilia”; dimostrando come iniziative culturali di questo tipo costituiscono un importante volano di crescita economica per il territorio.

“La mostra – conclude il prof. Giasiracusa -, ha un primato straordinario che consiste nell’aver messo insieme tutte le traiettorie stilistiche, che vanno dalla fine del Cinquecento alla prima metà del Seicento e nell’aver esposto per la prima volta in Sicilia le opere di Rubens. C’è, dunque, nel progetto espositivo un messaggio lanciato verso l’Italia e l’Europa : i territori del Sud, le periferie del sistema politico ed economico, possono e devono partecipare alla storia nei suoi risvolti passati e nei suoi programmi futuri.”

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Redazione