Prosegue lo scontro sul caso del Consiglio comunale di Sant’Agata Militello che avrebbe dovuto discutere, in modalità aperta, dei ritardi del lavoro del porto e dell’emergenza cimitero. Dopo la risposta della Regione Sicilia alla nota dei consiglieri comunali indipendenti e di minoranza, e le successive dichiarazioni della presidente Laura Reitano, finita sul banco degli imputanti, per non aver convocato la seduta aperta ai cittadini, la consigliera comunale Nancy Starvaggi, che da presentato un ricorso al TAR di Catania proprio sulla mancata riunione dell’Aula, sentita telefonicamente da Nebrodi News, replica alla Reitano.
“Avrei voluto non replicare ad un comunicato privo di reali contenuti politici – spiega al nostro giornale – ma non posso permettere che questioni politiche di un certo rilievo, in mancanza di argomenti del Presidente del consiglio comunale atti a suffragare la propria scelta, diventino l’occasione di scivolare nel vittimismo, nei toni forti, nei paroloni. Non è più ammissibile che ogni singola questione, in questo paese, sia portata artatamente al di fuori del merito. Chiaramente, mi riferisco alla reazione del presidente del consiglio comunale rispetto alla nostra scelta di ricorrere al Tar per chiedere l’annullamento dei suoi atti che hanno portato ad una fattispecie di consiglio “atipica” piuttosto che al consiglio comunale aperto richiesto da 7 consiglieri.
Quotidianamente purtroppo, quella che dovrebbe essere una discussione sulla singola questione riguardante Sant’Agata e come essa viene gestita, invece di essere narrata in sè e per sé, in modo che i cittadini possano maturare la loro opinione liberamente, strumentalmente viene distolta dal merito per essere forzatamente ricondotta a fantomatiche contrapposizioni e inimicizie, che non mi appartengono. E il merito della questione passa in secondo piano. Ritengo di avere il massimo rispetto delle opinioni altrui, ma ho un ruolo che impone oneri. Dunque, niente di personale. La tutela di nostre prerogative che servono a realizzare a meglio il nostro ruolo istituzionale è un atto dovuto!”.
La Starvaggi poi entra nel merito: “Il fatto è questo. Esiste un diritto dei consiglieri comunali, previsto con legge, a richiedere ed vedere convocato un consiglio comunale aperto alla cittadinanza. Il presidente questo diritto l’ha negato. Il presidente ritiene di averne la facoltà, noi riteniamo non ce l’abbia. Avere discrezionalità nella P.A. è ben diverso da “avere la facoltà”. Non è possibile che in questa città, qualsiasi esercizio di un diritto, nel quadro istituzionale, qualsiasi critica dell’operato, non delle persona, ma dell’organo politico, venga visto come un attacco personale; è tuttavia esercizio delle nostre prerogative chiedere che venga accertato che gli atti del Presidente che ha convocato un consiglio comunale normale e non aperto alla cittadinanza siano legittimi.
Utilizzare gli strumenti che la legge ci concede per salvaguardare quello che riteniamo un diritto leso…questo per il presidente del consiglio significa “azionare la macchina del fango”? Esercitare una prerogativa significa “Fare pressioni”? Così è molto semplice per chi non si assume la responsabilità delle proprie scelte sollevare lo scudo del vittimismo per distogliere, come sempre, i cittadini dal merito delle singole questioni, piuttosto che cercare di difendere la propria posizione in concreto, specificandone le ragioni, come dovrebbe essere. In questo caso nulla noi abbiamo contro la Presidente. Ritentiamo che Lei abbia errato nel non convocare un consiglio comunale aperto alla cittadinanza. Lei magari pensava che avesse la facoltà di non convocarlo. Abbiamo chiesto al TAR di dire chi ha ragione. Punto.
Poi l’attacco alla presidente del Consiglio comunale: “Nessuna macchina del fango – conclude la Starvaggi -. Nessuna pressione. Solo a Sant’Agata di Militello l’esercizio di un diritto costituzionalmente garantito dall’articolo 24 della Costituzione è bollato come “azionamento della macchina del fango” peraltro da chi sempre con le parole si erge “a difesa della legge”, che a maggior ragione dovrebbe rispettare un diritto sacrosanto, sancito dall’art. 24 della nostra Carta Costituzionale”.