“U cinema”, il teatrino sistematicamente messo in scena da qualche patetico personaggio politico, quello c’è sempre. Gli attori, quei personaggi che a Sant’Agata di Militello recitano che tutto va bene, sono sempre lì, sempre più bravi a recitare la parte e a rassicurare gli spettatori non paganti che “tutto è a posto”. La città, però, si presenta noiosa e triste. Proprio così! Noiosa, triste e pure monotona. Anche il cinema è chiuso, ormai da 300 giorni, come recita il cartello affisso dinnanzi la struttura. Il cine-teatro Aurora ha, da sempre, rappresentato un importante incubatore sociale e culturale, nonché un centro di aggregazione per giovani e meno giovani.
Un luogo di “convivenza” sociale abbandonato al suo destino. I ragazzi di Sant’Agata sono costretti ad andare nei cinema dei paesi vicini per vedere un film. Un disagio che, comunque, accomuna tutti i santagatesi privati di una importante occasione di svago. Il cinema, però è solo l’ultimo anello di una catena di attività che si sono fermate.
Molte altre strutture, in città, hanno chiuso i battenti. Per non parlare poi della Sanità. Molti reparti ospedalieri, rimasti senza primari, sono stati chiusi: così come la guardia medica, un importante presidio notturno per i più anziani. E, ancora, il tribunale: per un contenzioso sia pure di lieve entità, i santagatesi sono costretti a spostarsi a Patti. Che dire: Sant’Agata sembra essere diventata un comune montano.
Un tempo gli abitanti di montagna scendevano a Sant’Agata per rifornirsi di ogni cosa e per provare anche il gusto dello “struscio”. Una gioia anche per gli esercenti, oggi più che mai rattristati, per una economia sempre più al ribasso visto che, anche per gli acquisti, i cittadini si spostano nei territori più vicini, dove l’offerta coincide con la domanda.