Santo Stefano di Camastra: donna assolta dall’accusa di maltrattamenti
Il Tribunale di Patti, in composizione monocratica e nella persona del Giudice Dott. Corona, ha assolto con formula piena, “perché il fatto non sussiste”, la signora A.L., residente a Santo Stefano di Camastra, assistita dall’Avv. Benedetto Ricciardi. La donna era accusata di maltrattamenti in famiglia ai danni della figlia venticinquenne, convivente all’epoca dei fatti, ma la difesa è riuscita a dimostrare l’assenza della condotta dolosa richiesta per configurare il reato.
Le accuse e il processo
Le vicende contestate si riferivano al periodo compreso tra novembre 2019 e aprile 2020, quando la figlia aveva denunciato la madre presso la stazione locale dei Carabinieri. Secondo l’accusa, la giovane avrebbe subito gravi sofferenze psichiche a causa di insulti, minacce e aggressioni verbali, arrivando persino a riferire di essere stata minacciata con un coltello da cucina.
Nel corso del dibattimento, tuttavia, l’Avv. Benedetto Ricciardi ha contestato la configurabilità del reato di maltrattamenti in famiglia, sostenendo che gli episodi segnalati non erano caratterizzati da continuità e reiterazione nel tempo, elementi essenziali per l’inquadramento giuridico del delitto contestato. Secondo la difesa, infatti, si trattava di semplici liti familiari, prive del carattere sistematico necessario per rientrare nella fattispecie penale in esame.
La decisione del Tribunale
Il Giudice Dott. Corona ha accolto la tesi difensiva e ha assolto la donna con la formula piena, ritenendo insussistente il fatto. La decisione ha evidenziato come gli episodi riportati non costituissero un quadro di vessazioni costanti e reiterate, tali da configurare il reato di maltrattamenti in famiglia, bensì situazioni isolate, proprie di normali dinamiche conflittuali all’interno del nucleo familiare.
Le implicazioni della sentenza
Questa sentenza sottolinea l’importanza di distinguere tra maltrattamenti in famiglia e conflitti domestici occasionali. La giurisprudenza richiede infatti la presenza di una condotta reiterata e sistematica affinché si possa configurare il reato previsto dall’articolo 572 del Codice Penale. La decisione del Tribunale di Patti rappresenta dunque un precedente significativo nella valutazione delle prove e delle circostanze necessarie per determinare la sussistenza del reato.
L’assoluzione della donna segna la fine di una vicenda giudiziaria che aveva visto contrapporsi madre e figlia, ribadendo il principio secondo cui le accuse, per quanto gravi, devono essere supportate da elementi concreti e da una valutazione rigorosa della loro continuità temporale.