Santo Stefano, il pericolo che arriva dell’acqua e le continue proteste dei cittadini
Da parecchi giorni corre voce fra i cittadini del paese della Ceramica di acqua che scorre dai rubinetti che emana cattivo odore, in altri termini “puzzolente”. Gli utenti, allarmati, hanno informato anche la Polizia Municipale e l’Ufficio Idrico Integrato.
I quattro consiglieri comunali del gruppo di minoranza, Marila Re, Giuseppe Lucifaro, Giuseppe Pezzicara e Gabriella Regalbuto, hanno presentato al Sindaco, all’assessore con delega anche al Servizio Idrico Integrato, al Comando Vigili Urbani e all’ Area Tecnica una precisa richiesta tendente ad ottenere “nel quadro generale di azioni volte alla salvaguardia della salute pubblica copia degli ultimi quattro accertamenti analitici relativi al civico acquedotto ” ciò anche in relazione all’ordinanza numero 16 del 30 giugno 2022 con cui è stato disposto il divieto di uso potabile dell’acqua delle fontane pubbliche site nel territorio comunale”.
L’allarme acqua maleodorante non avrebbe motivo di esistere dal momento che l’acqua di rete del civico acquedotto è dagli anni ’80 dichiarata non potabile con divieto che “comporta l’esclusione dell’uso alimentare, dell’uso che comporti contatto dell’acqua con alimenti e loro contenitori, con stoviglie, posate e bicchieri nonchè per la pulizia della persona”. Dagli anni ottanta, nonostante le grandi proteste dell’allora Associazione Nazionale Difesa Diritti del cittadino, nessuno è riuscito o quantomeno si è impegnato a cancellare questo marchio di inciviltà che grava su questo centro ritenuto avanzato anche per la produzione delle ceramiche.
Allora le proteste della succitata Associazione furono clamorose. Otto componenti aderenti al sodalizio arrivarono persino con il manifestare incatenandosi per venti giorni. Un atto estremo che, alla fine, valse a fare finanziare, con quasi 47 miliardi delle vecchie lire, il progetto dell’acquedotto Caronia – Santo Stefano di Camastra. Fu realizzata una condotta dove furono impegnati 60 km di tubazione con tanto di inaugurazione ( l’11 maggio del 2007) alla presenza dell’onorevole Carmelo Lo Monte (foto copertina). I cittadini che assistettero all’inaugurazione ricordano e sono certi di aver visto arrivare, presso la centrale idrica a monte del paese, un grosso flusso di acqua da un bocchettone mobile (come testimoniato dall’unica foto esistente). Quell’acqua rimane solo nei loro ricordi perché di altra acqua non è arrivata nelle loro abitazioni.
Nessuno sa, o può immaginare, i motivi, ma la fresca acqua dei boschi di Caronia è rimasta solo sulle carte progettuali. Inutili le denunce e querele presentate ai Carabinieri per la Procura della Repubblica che incredibilmente dorme e continua a dormire sui rischi che comporta un’acqua inquinata dalle fogne di Mistretta e Reitano che arreca “grave nocumento alla salute” con probabili effetti anche cancerogeni.
Non solo abbiamo una magistratura che dorme a sonno pieno, ma anche la Polizia Sanitaria Provinciale, e perché no anche l’ufficio di Igiene e Profilassi del Distretto di Mistretta, non sono da meno. Tutti si guardano bene dal mettere il dito in una situazione scabrosa come quella dell’acqua nel paese della ceramica. Gli utenti si allarmano solo quando sentono l’acqua che scorre dai rubinetti maleodorante o la vedono di colore scuro in occasione di piogge improvvise e consistenti. Merita citare il caso del gennaio del 2011.
I cittadini, da parte loro, pur sapendo della pessima qualità dell’acqua che sgorga dai rubinetti di casa, si adagiano sul ripiego di bere acqua minerale o acqua attinta alle sorgenti di buona fama anche se non vengono sottoposte a controlli ufficiali. Negli anni in cui operava attivamente l’Associazione Nazionale Difesa Diritti del cittadino, per la pressione esercitata sulle istituzioni, in taluni casi gli utenti venivano approvvigionati giornalmente con tre autobotti con acqua potabile, una di proprietà del Comune, una dell’Eas e una della provincia. Le scuole e le sedi istituzionali, come quella dei Carabinieri, venivano rifornite anche con confezioni di acqua minerale. Bisogna riconoscere un’eccezione.
Fra gli amministratori che si sono succeduti nel tempo, solo il consigliere prof. Franco Viglianti, cui è intestata la Sala Consiliare, attenzionò la qualità dell’acqua ritenendola ( a seguito del risultati dei esami) cancerogena e il consigliere, dott. Antonio Oriente, nella sua qualità di ginecologo responsabile del locale Consultorio, che portò in aula i numeri dell’incidenza delle malattie provocate dall’acqua alle donne che ne facevano uso per l’igiene intima. L’eclatante notizia fece il giro dalla città, se ne parlò per qualche giorno e poi, come spesso accade, finì nel dimenticatoio. Nella vicenda dell’acqua una ulteriore stranezza è costituita dal fatto che nessuno si accorge dello spreco di denaro pubblico costituito dalle spese per le analisi dal momento che l’acqua è stata dichiarata permanentemente non potabile dal medico provinciale pro tempore Antonino Puliafito per le intrinseche caratteristiche della ubicazione della sorgente subalvea al torrente Santo Stefano.