Santo Stefano, pellegrinaggio al Letto Santo per invocare il dono della pioggia
Le brevi sporadiche piogge di questi ultimi giorni, seguite dalla ripresa del caldo intenso, non hanno scalfito la fiducia della comunità stefanese nell’aiuto divino attraverso l’intercessione del Cristo miracoloso del Letto Santo. Ne è prova la ricca collezione degli ex voto custodita nel Santuario che dalla sommità del colle veglia su tutto il territorio circostante.
La grande fede ha alimentato il suggestivo pellegrinaggio molto intenso e partecipato che, guidato dall’arciprete della locale Parrocchia don Calogero Calanni, si è svolto dalle 19,30 di domenica scorsa all’una di lunedì con la celebrazione della messa al Santuario per chiedere con la fine della siccità la pioggia benefica e, date le circostanze drammatiche belliche che sconvolgono la comunità internazionale, la pace nel mondo.
Il percorso notturno, tutto in salita, ripreso e descritto dalla fedelissima Valentina Geraci, si è reso particolarmente faticoso in quanto è stato accompagnato ininterrottamente da invocazioni con la recita del Rosario e preghiere anche in antico vernacolo. Preziose la presenza con canti e preghiere del gruppo dei giovani animatori della Parrocchia, che a turno hanno portato la Santa Croce, e la collaborazione dei volontari del Comitato del Letto Santo. Durante la salita a piedi i pellegrini sono stati accolti sulla strada dagli stefanesi che sono soliti trascorrere questo periodo nelle villette sparse nella zona, offrendo acqua e bibite per alleviare l’arsura per il forte caldo e condividendo il momento di preghiera. Coloro che non hanno potuto affrontare a piedi la lunga salita hanno poi accolto i pellegrini nel piazzale del Santuario per partecipare alla Messa conclusiva.
L’iniziativa, che affonda nella notte dei tempi, è nella memoria di poche persone anziane che ricordano pellegrinaggi molto partecipati al Letto Santo per analoghe circostanze, in particolare per invocare la pioggia dopo lunghi periodi di siccità. Al tempo i pellegrini percorrevano la ripida trazzera che costituiva l’accorciatoia rispetto alla nuova strada asfaltata e, muniti di grossa corda, si colpivano le spalle per penitenza invocando “Signuri aviti pietà e misericordia”.