Il giudice del tribunale di Patti, Sezione Lavoro, Fabio Licata, con ordinanza ha accolto la domanda cautelare promossa da un’insegnante di Santo Stefano di Camastra, ingiustamente trasferita in un ambito della Toscana a seguito della mobilità straordinaria 2016 e che, grazie al suddetto provvedimento giudiziario, potrà rientrare in provincia di Messina. [sam_pro id=”1_1″ codes=”true”]
Tra i motivi di illegittimità dedotti dalla ricorrente, dirimente è stato considerato dal giudice quello relativo alla mancanza di “rispetto del principio di precedenza di cui all’art. 13 comma 1 n. 4 del contratto sulla mobilità” con la grave conseguenza di una “ inammissibile disgregazione dell’unità del proprio nucleo familiare” che rappresenta un danno non ristorabile, grave ed irreparabile, così come prospettato dall’avvocato Santina Franco – studio Di Salvo- del foro di Patti (nella foto), che da anni si occupa di problematiche inerenti il diritto scolastico, che ha patrocinato la causa su incarico della ricorrente.
L’insegnante in questione, Infatti, essendo coniuge di personale militare in servizio, avrebbe avuto diritto per legge alla precedenza nel trasferimento in un posto vacante esistente nella medesima sede di servizio del coniuge o comunque in una viciniore, ma tale circostanza, unitamente al cospicuo punteggio accumulato in oltre 15 anni di servizio cosiddetto pre-ruolo, è stata assolutamente trascurata nel corso delle operazioni di mobilità caratterizzate da un intreccio incomprensibile di fasi e sottofasi, che hanno condotto all’attribuzione dei posti in modo totalmente avulso dal criterio trasparente della meritocrazia e dei punteggi, con evidente e pacifica violazione dei principi di rango costituzionale di buon andamento ed imparzialità dell’azione amministrativa.
Le gravi situazioni di illegittimità che sono scaturite dalla mobilità straordinaria di cui all’O.M. 241/2016 da più parti viene sanzionato, grazie anche al coraggio di quegli insegnanti che, avendo lottato per anni ed anni al fine di potere mettere la propria firma sul contratto a tempo indeterminato e la parola fine all’ormai insopportabile situazione di precariato storico, hanno deciso di non subire un’ altra ingiusta soppressione dei propri diritti dovuta ad un provvedimento scriteriato ed illegittimo e hanno deciso di impugnarlo, per non essere costretti ancora una volta a dovere barattare diritti inviolabili come l’unità e la serenità delle proprie famiglie.